giovedì 26 febbraio 2009

L'ATTACCO DEI BLOGGER


L’anno scorso negli Stati Uniti ben trenta critici della carta stampata sono stati licenziati, sostituiti da blogger o non sostituiti affatto.
I siti americani di cinema negli ultimi anni si sono moltiplicati diventando sempre più influenti sulle scelte del pubblico.
Non bastasse questo, il novanta per cento dei giovani ha anche ammesso di non farsi influenzare per niente dalle recensioni dei giornali al momento di entrare in una sala. E in Italia? Cosa sta succedendo? Si sta profilando lo stesso panorama all’orizzonte? Nel nuovo numero di Ciak di marzo, appena uscito, trovate un’inchiesta di quattro pagine sulla situazione italiana: abbiamo interpellato blogger, siti, critici blasonati e uffici stampa per capire quale sarà il futuro della critica cinematografica italiana. È destinata a sparire? E perché? Il futuro è davvero dei blogger? E quali sono i più importanti? Un lungo viaggio nella critica cinematografica del nuovo millennio, tra molte promesse e poche certezze.
Leggete e fatemi sapere cosa ne pensate.

38 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma che bellissima cover!!!Forse vi aspettavate la vittoria di Rourke agli Oscar ma resta cmq una vittoria morale pesante per l'attore.

Circa l'articolo che dire...Sono appassionato a questo mondo meraviglioso da oltre dieci anni, e da oltre 10 anni mi diletto a scrivere recensioni che a volte vi mando anche e in alcuni casi pure pubblicate sono state (con mia somma gioia).
Secondo me in Italia non c'è una vera e propria critica, si tende a "copiare" il giudizio estero, soprattutto americano. Guardo ogni domenica CINEMATOGRAFO e ogni volta ne resto deluso: sono monotoni, freddi, distaccati, come se dovessero per forza dirle quelle cose. Rondi elogia qualsiasi film italiano convenzionale e mediocre; Napoli ci mette filosofia anche qaundo si tratta di parlare del cinepanettone "Una metafora egregia della coppia moderna"..ma doveeeeeeee?????); Caprara e la Dell'Olio ci mettono sempre la politica di mezzo. Così pure le varie Mancuso e tutti quei giornalisti che scrivono per testate "di parte". Certo, ognuno ha un proprio background e il gusto personale può variare a seconda anche del tuo vissuto, ma occorre sempre e cmq oggettività, o per lo meno sincerità. Quella sincerità che vedo purtroppo solo in lei, Direttore: non ha timore di dire se un film le è piaciuto anche se ne riconosce limiti di regia o di forma.Lo dice e basta.
Ricordo ancora l'anno in cui in anteprima mondiale venne presentato FUR a Roma: i critici italiani non sapevano come giudicarlo, visto che quelli americani non lo videro prima e emisero sentenze a dir poco vergognose e una settimana dopo miracolosamente lessi giudizi molto positivi. ma ormai il danno era fatto e un film così intimo e personale fu tolto dalla sala prima ancora che potesse sfruttare il suo potenziale.C'est la Vie.

Beps

Unknown ha detto...

La critica cinematografica ha perso di peso negli ultimi anni, credo. Ma non è morta, semplicemente cambia. La voglia di scrivere e parlare di cinema c'è sempre, se no non si spiegherebbe il fiorire di blog, siti e forum a carattere cinematografico.

Penso che la critica sui quotidiani stia, purtroppo, diventando marginale, ma i critici se cambiano, non credo scompariranno. Nell'epoca delle immagini e della convergenza multimediale, penso ci voglia ancora il critico di cinema, ma in generale il critico audiovisivo. Attento alla settima arte, alle commistioni con la tv e alla musica (i videoclip). Una figura culturale, flessibile e aperta all'intero spettro cultura e di comunicazione. Che riacquisti un peso nuovo e vivo.

Direttore, che ne pensa?
Un saluto!

Luca
leparolehannogliocchi.splinder.com

Anonimo ha detto...

Se i critici "tradizionali" sopravviveranno o no all'assedio dei blogger dipende in parte da loro stessi: se reagiranno arroccandosi sulle proprie posizioni e rivendicando il monopolio assoluto sul pubblico dei cinefili, penso che verranno spazzati via dall'onda popolare, democratica e libertaria dei blog. Se invece tenderanno una mano al cambiamento, cercheranno interessanti sinergie con la rete e si metteranno in gioco, allora potranno tranquillamente continuare a ricoprire un ruolo importante. Certo, la carta stampata rischia sempre grosso di fronte al web. In fondo, chi compra un'enciclopedia quando Wikipedia si trova a pochi clic di distanza? La situazione però non è così tragica, secondo me. Così come i libri non sono stati cancellati dall'avvento degli e-book, penso che i magazine come Ciak resisteranno. In fondo ci sono ancora un sacco di situazioni in cui la gente preferisce avere tra le mani una rivista di carta con tutto ciò che questa può offrire. Sulla panchina di un parco, io per primo preferisco sfogliare un numero di Ciak che arrossarmi gli occhi davanti allo schermo di un portatile...perciò, su con la vita! Il futuro non è così brutto come sembra...

Anonimo ha detto...

Signora Detassis sta correno ai ripari? ;)

A parte gli scherzi i nostri critici sono troppo di parte, troppo amici di, venduti o semplicemente vivono nella loro torre d'avorio.

I bloggher fanno critica solo che se un film fa schifo lo possono dire senza troppi giri di parole, ecco perchè la critica tradizionale sta finendo

MA NON E' IN CRISI LA CRITICA ANZI

Anonimo ha detto...

Ho visto la classifica che avete pubblicato sulla rivista sui dieci siti di riferimento in Italia e devo dire che ci sono lacune notevoli e inserimenti senz'altro poco felici. Cinemotore e ScreenWeek sono due siti assolutamente da evitare, Directorscup e Splitscreen due blog gradevoli ma non molto di più. Mancano siti di altissimo livello, sia per i contenuti che per il livello tecnico e grafico, come Bad Taste e Movieplayer e realtà più piccole ma assolutamente eccellenti come Alphabetcity.it
Sono d'accordo sul dare al web e alla critica sul web la giusta importanza, ma dando ai lettori degli strumenti più adeguati rispetto a quelli che segnalate.

Anonimo ha detto...

Letto l'articolo. La verità è che i blog sono il futuro, ma in America, non in Italia. Da noi ancora non esistono blog influenti (forse il suo, Detassis, è il primo di un addetto ai lavori, di un critico)ma solo siti di raccolta news e info e blog pieni di inutili personalismi. La critica non è solo esprimere la propria opinione, quella è roba da Bar dello Sport. In questo scenario il primo che riesce a fare un blog influente, sbanca tutto...
Loris 71

Anonimo ha detto...

In risposta a un commento precedente: i dieci siti e blog italiani inseriti nell'articolo di Ciak non vogliono essere in assoluto i principali, ma dare una panoramica di insieme a una scena, quella italiana, troppo frammentata e variegata per essere fotografata. Da noi non c'è infatti, al contrario di quanto accade negli Stati Uniti, una chiara influenza da parte di specifici siti o blog. Per questo possono esserci delle mancanze, anche se, onestamente, Alphabet city, per quanto valido, non sarebbe entrato comunque.
Andrea Morandi, autore dell'inchiesta su blog e critica

Antonella ha detto...

Io ho appena aperto un blog in cui recensisco i film che vedo: in 4 giorni ho visto tre film e li ho recensiti tutti e tre.
Mi piacerebbe fare il critico cinematografico, ma la vedo come una strada difficile e quindi ho pensato di mettere le mie recensioni in rete, per condividere i miei pensieri innanzitutto con i miei amici. Io non andrei mai a vedere un film senza aver letto la recensione di ciak; e anche se a volte non le condivido, per me è un punto di vista imprescindibile. Credo, però, che occorra stare al passo con i tempi: ed è per questo che ho apprezzato molto l'apertura di questo blog in cui possiamo discutere: io ho sempre cercato un sito web di Ciak, rimanendo insoddisfatta. Credo che con il web si possa stabilire un dialogo diverso con i lettori. Ma non per questo quei fedelissimi della rivista non la compreranno più.

Anonimo ha detto...

Volevo contestare un certo tipo di ragionamento all'anonimo che si è detto scontento degli inserimenti dei blog nella lista di siti di riferimento sul cinema. Secondo me, il tipo di sguardo che l'articolo giustamente cercava di applicare era proprio quello di individuare dei blog che, pur non essendo realtà ancora del tutto consolidate, si stanno facendo strada nel sottobosco di internet con forme di comunicazione "dal basso". Cioè, io leggendo l'articolo l'ho capita così. Andare a prendere siti come BadTaste o Movieplayer, che pur sono bellissimi, avrebbe secondo me deviato il discorso in una direzione sbagliata: perchè quelli sono veri e propri portali, siti già istituzionalizzati che in un certo senso sono molto simili ai magazine ai quali li si contrappone. Mentre lo spirito che il pezzo di Morandi cercava di catturare era quell'energia ancora primitiva ma promettente, semplice ma lungimirante, di chi con pochi ma efficaci mezzi "mette su" un blog e comincia ad aggregare attorno a sè opinioni e pareri di persone come loro. Lo sguardo dell'articolo era un "Saranno famosi" e non un "Ecco i super-mega-siti che hanno delle concessionarie di pubblicità e sono regolati da logiche simili a quelle dei grandi portali d'informazione". Per questo, io dico che l'inserimento dei blog è corretto. Coltiviamo queste energie che crescono sul territorio, invece di ignorarle...

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo su questo tipo di valutazione, ma allora perché inserire MyMovies e 35mm che alla stessa stregua di Bad Taste e Movieplayer sono siti consolidati e oltretutto ben più vicini alle grandi concessionarie pubblicitarie?
Oh, scusate devo scappare, continuo dopo!

Anonimo ha detto...

Ciao, io sono parte in causa nella disputa (Directorscup c'est moi). Chiaramente BadTaste è una spanna (anche due,tre) sopra il mio blog - e personalmente ho stima anche di Screenweek per le tante iniziative che ha preso negli anni. Io sono stato contento di prendere parte all'inchiesta - e ovviamente di essere citato - perché è un premio ad uno sforzo che sto facendo da alcuni anni. Certo non pretendo di essere influente nella cinesfera italiana. Sono uno di quelli che, come diceva un commentatore sopra, fa il possibile con i suoi pochi mezzi e poco tempo disponibile: The Director's Cup è stato molto più bello e ricco in passato, ora è 'in modalità provvisoria' perché non è questa l'attività che mi dà il pane.
Ecco, era per darvi il mio punto di vista.
Concludo dicendo che uno dei problemi dei blog in Italia è la troppa frammentarietà: ogni singolo tiene molto al proprio orticello ed è restio a collaborare con altri per costruire qualcosa di più complesso e grande. Bisognerebbe superare questo atteggiamento e aggregare, solo così si potrà raggiungere la massa critica di pubblico necessaria per essere influenti.

Anonimo ha detto...

In Italia purtroppo giornalisticamente parlando si tende a raccontare sempre quello che è successo, mai una previsione di quello che succederà. Per questo nell'articolo di Ciak noi della redazione abbiamo mescolato siti affermati e blog in ascesa, proprio per capire da che parte tirerà il vento in futuro.
Andrea Morandi

Anonimo ha detto...

Il "problema" è che tutti possono accedere a internet, mentre a scrivere sulla carta stampata no. Dovrebbe esserci una differenza, anche percepita dagli utenti, tra la valenza di una critica letta on line e una letta acquistando un giornale, quindi pagando. Nel secondo caso, dato che l'acquirente investe denaro per un prodotto, ha il diritto di pretendere che la critica su una pubblicazione si basi su solide, provate competenze e non sulla semplice passione riscontrabile su un qualunque blog.

Anonimo ha detto...

Non capisco il suo ragionamento, Badino...il suo discorso è poco chiaro: lei è a favore dei blog oppure no? Peraltro, vedo che lei per primo ne ha uno. Inoltre, non ritiene forse che il lettore possa benissimo discernere un blog da un magazine? Io nn concordo con la vulgata comune secondo cui i lettori/utenti sono sprovveduti che, capitando su un blog di cinema (o musica, o libri) pensano di trovarsi di fronte a una testata specializzata e fraintendono così il tono e lo stile dei contenuti che si trovano davanti. Penso che gli utenti sappiano benissimo la differenza, e che nel momento in cui si rivolgono a un medium o all'altro, lo fanno con cognizione di causa, cercando cose differenti. Dalla rivista vogliono, come dice lei, pareri autorevoli (anche se francamente, mi è capitato spesso di leggere su innumerevoli riviste e quotidiani corbellerie che nessun blogger avrebbe mai scritto), dal blog vogliono l'opinione di un loro "pari" unito all'immediatezza e all'interattività del web 2.0 ...perciò, l'ideale è che gli utenti siano messi in condizione di trovare tanto le riviste in edicola quanto i blog sul web. Così ne gode il pluralismo, la varietà e l'ampiezza culturale di un intero Paese.

Anonimo ha detto...

Cmq anch'io sono curiosissimo di leggere questo speciale sull'avanzata dei blog italiani di cinema. L'unico problema è che....a Bologna non è ancora uscito!!! Dott.ssa Detassis, come mai questa dilazione nell'uscita da città a città? Scusi l'impazienza, ma sono tre o quattro giorni che importuno il mio edicolante di fiducia chiedendogli perchè il mio magazine di cinema preferito non è ancora uscito!

Anonimo ha detto...

Cambiano gli strumenti ma non i contenuti.
In rarissimi casi la critica "ufficiale" è andata daccord con il pubblico e sono costanti i casi di film d i grande successo di pubblico stroncati dalla critica.
I critici continueranno a fare i critici (sulla carta o sul web), il pubblico continuerà a scambiarsi pareri (oralmente o leggendo i blog) e ad andare a vedere il film che gli è stato consigliato (dall'amico o dal blogger preferito).

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo: cambiano gli strumenti e quindi i contenuti perché in nessun giornale o rivista è possibile quello che stiamo facendo noi: interagire, scambiare opinioni su un argomento o una critica
Luke79

Anonimo ha detto...

Infatti...sono d'accordo anch'io con quest'ultimo utente. Penso che l'interattività e l'immediatezza dei blog sono cose di cui si è accorta anche la direttrice Detassis, la quale non a caso si è dotata di un blog. Proviamo a immaginare come sarebbe questo dibattito se dovesse svolgersi sulla rivista. Bisognerebbe pubblicare una "tornata" di giudizi e opinioni...poi il mese successivo aggiornare la conta, e quello dopo pure...cioè, una cosa infattibile...qui sul web c'è la simultaneità, c'è la risposta immediata, c'è il botta e risposta. Il magazine invece ha una struttura più verticale: un gruppo di competenti e preparati giornalisti che comunica delle cose al pubblico, ma non viceversa. Quindi, c'è l'autorevolezza, quella certo, ma non l'interattività.
M.

Antonella ha detto...

Anche io sono di Bologna e vado tutti in giorni in edicola a chiedere se è uscito...
spero che domani ci sia...

Anonimo ha detto...

C'è una cosa che non comprendo dell'articolo sui blogger: perchè non si parla di blog?

Ferme restando le intenzioni di mostrare dove vada il cinema in rete e quindi i siti più frequentati (anche se a volte si nominano luoghi oscuri della rete dove quasi nessuno mette piede) mi sfugge perchè usare il termine blog se poi non si parla effettivamente di blog ma di siti di cinema. La differenza c'è ed è molta.

Nei siti di cui parlate nell'80% scrivono persone pagate (poco ma pagate), oppure c'è una redazione centrale e dei collaboratori, si fanno contratti commerciali e si cerca di massimizzare l'utenza.

I blog invece sono personali, senza scopo di lucro, non cercano di accattivarsi gli utenti e cosa più importante parlano tra di loro.
Nessun blog è un'isola.
Non solo ci sono i commenti (ma quelli sono grazie al cielo quasi ovunque ormai) i blog si linkano a vicenda e invece che comunicare un concetto ad un pubblico mettono in circolo idee. Invece che dire la propria come avviene sulle testate (che siano registrate o meno) fanno parte di una conversazione.

Come mai non si è parlato di quello che fanno blog come Memorie di un giovane cinefilo? Probabilmente il più letto in Italia e il più influente tra gli appassionati di cinema. Perchè non si è parlato della cinebloggers connection che riunisce tutti i blogger di cinema escludendo le testate?

Anonimo ha detto...

Articolo interessante. Per conto mio consulto sia i siti dei blogger che le pagine dei critici più autorevoli (tra i quali non figurano certo una Mancuso o un Caprara). Alla fine comunque preferisco affidarmi al mio intuito.
Solo un appunto, signora Detassis: la presenza del suo blog in quella, diciamo, classifica mi pare piuttosto incongrua, e non perché lei non sia un'autorità in materia, ma semplicemente perché l'autorevolezza di una pagina web di cinema si costruisce nel tempo e con un "archivio" di soli due mesi mi pare decisamente troppo presto per figurare tra i punti di riferimento.

Flavio

Anonimo ha detto...

Direttrice,

ho letto solo ora il suo editoriale e mai come questa volta non mi trova d'accordo con ciò che scrive.
Mi riferisco all'espressione che usa nei confronti di Meryl Streep, la cito "..quest'ultima (la Streep) non ha bisogno di conferme, può stare ferma un giro mentre Kate lo aspettava da tempo".
Mi duole ammetterlo ma mai me lo sarei aspettato da lei una frase così poco felice. Per una serie di ragioni.

1. Dicendo che la Streep non ha bisogno di conferme sembra che il premio Oscar sia un premio dato o ad attrici "novelle" che mostrano il loro potenziale o peggio ancora che attrici ormai datate o comunque affermate sono fuori dai giochi a prescindere. Sia chiaro, non sto dicendo che l'Oscar alla Winslet sia immeritato, sto solo criticando l'espressione utilizzata e il concetto che sta alla base di questo ragionamento: vince la statuetta non chi dà la migliore interpretazione dell'anno bensì chi non ne ha mai vinti o comunque chi non è ancora affermata.

2. Il pensiero "la Streep non ha bisogno di conferme" lo trovo un pensiero anche abbastanza "offensivo" e presuntuoso. Chi lo dice questo? Vero, da tutti è considerata l'attrice vivente ( e forse non solo) più brava in assoluto ma ciò non vuol dire che allora non la si debba celebrare se dà vita a personaggi stupendi con interpretazioni memorabili.
Senza contare il fatto che non è che venga premiata così tanto la Streep guardando bene: certo 15 nomination sono il record assoluto ma è da 25 lunghissimi anni che non vince un Oscar, premio che peraltro ha vinto "solo" due volte e di cui uno nella categoria NON PROTAGONISTA. Poi guardo il palmares negli anni indietro e vedo una certa Hilary Swank con due premi Oscar nella categoria principale (e ha meno di 40 anni!!!!!!!!!!!)e il dubbio mi viene: a Hollywood (e i media con lui) si premia il migliore o chi ha bisogno di affermarsi?
Perchè poi vedo Meryl Streep venire premiata ai SAG (dove NON aveva mai vinto finora in quella categoria: piange, si commuove, ride e scherza, è felice di venire premiata da attori suoi pari e dice lei stessa che non si sarebbe aspettata un premio visto che è MERYL STREEP e allora domando: davvero non ha bisogno di conferme una donna che ha già dimostrato tutto ma che si emoziona qaundo gli riconoscono la sua grandezza?Io ne dubito, fortemente.

3. E arriviamo all'ultimo punto, quello in cui si deve premiare per forza chi non ha mai vinto anche qaundo la sua interpretazione è solo in parte riuscita e comunque la più debole fra le tante. La Winslet di The Reader è bravissima, quello si, ma non è la sua migliore interpretazione ne tantomeno la migliore di quella cinquina. Quindi dico: è giusto premiarla solo perchè aveva avuto altre volte l'occasione di vincere e invece perse?Io la volevo vincente per Revolutionary Road, li si che era superiore alla Streep. Non in The Reader, no.
Ma visto che è quello che passa il convento, sò..premiamola povera ragazzina.

Con affetto

Beps

Muchadoaboutnoth1ng ha detto...

Mi trovo molto d'accordo con Beps, anche io ho storto il naso (anche se in modo rispettoso chiaramente) leggendo il suo editoriale, e non mi accade spesso.

La Kate Winslet di The Reader non è superiore a nessuna delle altre candidate, quella di RR e di altri film sì, ma non è questo il senso degli oscar? Premiare la miglior performance? Questa non lo era.

Per quanto riguarda Meryl, sono d'accordo con Beps su tutta la linea. Che abbia ricevuto solo due oscar e uno solo come protagonista è imbarazzante.
E' un'artista, e in quanto tale ha bisogno di "conferme" tanto quanto gli altri.
Esempio che con il cinema non c'entra ma c'entra con l'arte e la recitazione per me lo è: Virginia Woolf era consapevole del suo genio, nonostante ciò entrava in vere e proprie crisi poco prima che uscisse una sua opera. Non aveva forse bisogno di conferme anche lei?

Anonimo ha detto...

Apprendo solo oggi (con grande entusiasmo!!!) dell'esistenza di questo blog. Anche io, come qualcuno aveva già detto sopra, avevo cercato un sito di riferimento di ciak e non mi spiegavo come questa lacuna fosse possibile. Sono un vostro affezionato lettore da 15 anni, conservo tutte le copie perché adoro andarmi a rileggere le recensioni e gli articoli più vecchi. Abitando in una città di provincia non arrivano tutti i film se non quelli di "cassetta"(ah, maledette multisala!!!) e abbiamo un solo cinema che ancora propone un programma di livello, per cui molti film sono costretto a vederli dopo parecchio tempo che sono usciti o aspettare l’uscite in dvd o il passaggio su sky.
La critica degli addetti ai lavori è secondo me ancora importante e imprescindibile per chi ama il cinema. Così come oramai sono imprescindibili i blog e i siti internet. La cosa veramente necessaria però è valutare chi ci scrive sopra e valutare la sua autorevolezza. Parlando per la mia esperienza anche a me è capitato di navigare su alcuni siti e di andare a leggere la recensione dei lettori ma sempre e solo per curiosità personale, per capire che messaggio è arrivato agli altri e per vedere che impressioni hanno avuto su questo o quel dato film. Di sicuro non le prendo come misura di riferimento!Sarò all’antica ma una critica della Detassis o di Mereghetti (per dire 2 nomi a caso) è sicuramente più fondata e/o tecnica di una fatta da un signor nessuno. Poi sul fatto che sia giusto poterla condividere o meno non c’è dubbio che sia, per chi come noi è appassionato, soprattutto un piacere. Non voglio fare quello snob però è anche vero che se come è scritto nell’articolo dell’ultimo numero “il 90% dei ragazzi tra i 16 e i 28 anni ignora il giudizio dei critici” è anche vero che questo è il sintomo del cambiamento (per non dire imbarbarimento) dei tempi, in cui non si dà più il giusto peso al prodotto. Guarda caso in italia il pubblico dei 16-28 anni è anche quello che spinge in vetta alle classifiche “perle” di cinema come i vari cinepanettoni o i vari moccia o Questo piccolo Grande Amore. Per cui se questi snobbano o ignorano la critica è solo un problema per loro e per il loro “perseverare nell’ignoranza”.
Io nel mio piccolo continuerò a seguire ed apprezzare (o maledire) le recensioni dei critici “veri”, così come continuerò a passare su questo blog o sui siti che preferisco.
Un saluto,
Alessandro (34 anni, Senigallia –AN)

Anonimo ha detto...

Gentile Direttore,

nell'articolo di Ciak "I critici? Solo se autorevoli. Internet? Dipende dai film...", pur interessante, trovo un grande, se non colpevole, omissis: nella lista "I magnifici 20 della Rete" - Italia, non viene preso in considerazione www.cinematografo.it – né tanto meno intervistato il direttore o un redattore nel pezzo di Andrea Morandi - che rappresenta una voce ineludibile, per autorevolezza e utenti unici, nel panorama web-cinematografico italiano. Oltre a curare la parte cinematografica per l’agenzia di stampa Adnkronos, cinematografo.it fornisce il contenuto cinema ai portali de: Il Sole 24 Ore, Mtv, MSN/Microsoft Italia, Yahoo e Libero.it. Tra gli altri servizi, quali news, recensioni, film in città, etc, cinematografo.it possiede, dopo l’inarrivabile imdb, anche la più grande banca dati del cinema mondiale e offre quotidianamente ad appassionati e addetti ai lavori un utile servizio: la rassegna stampa, consultabile e scaricabile gratuitamente. Mi chiedo, semplice dimenticanza il mancato inserimento in top 10?

Con stima,

Federico Pontiggia

Redazione www.cinematografo.it

Anonimo ha detto...

Io mi diletto a scrivere di cinema, con tutta l'ignoranza e la presunzione di chi ama sprofondare nel buoi della sala e sognare ad occhi aperti. Forse il segreto sta tutto lì, ritornare a sognare. Ciao, Ale

Anonimo ha detto...

Parole sante: RITORNARE A SOGNARE. Ma quanta gente ha dimenticato che il cinema è sogno, visione, vite parallele? La critica deve tener conto dell'amore del pubblico per il cinema, non disprezzare sempre quello che ama la gente, così si uccide il cinema...
Flavia

Anonimo ha detto...

Sono Andrea Morandi,
rispondo a Federico Pontiggia di Cinematografo in qualità di autore dell'inchiesta. Innanzitutto nessuna dimenticanza o colpevole omissis, il vostro sito, di cui nessuno mette in discussione l'importanza e la preparazione, non è stato messo semplicemente per un motivo: è la continuazione sul web di una rivista quindi a tutti gli effetti rientra ancora sotto la lunga ala della carta stampata. Nell'elenco, che non è una classifica, abbiamo cercato di mescolare il più possibile le varie realtà del mondo web italiano, cercando di fare un'istantanea. Essendo solo dieci ovviamente sapevamo di scontentare qualcuno, ma non c'è dolo, né volontarietà alcuna, anzi, noi per primi apprezziamo da anni il lavoro da voi fatto.
Un saluto e grazie per l'attenzione
Andrea Morandi

Anonimo ha detto...

Ancora Andrea Morandi: rispondo a Flavio che lamentava l'inclusione del blog del Direttore Detassis tra i punti di riferimento, nonostante non sia stato aperto nemmeno da due mesi. Per noi di Ciak questo E' lo spazio di riferimento, mi sembrava il minimo inserirlo nei dieci. D'accordo nel limitare l'autocitazione, ma ignorare questo blog sarebbe stato deciso autolesionismo. Non esageriamo.
Grazie comunque per l'osservazione
Andrea Morandi

Anonimo ha detto...

Scopro ora di questo blog, il che è positivo visto che in edicola da me ciak non c'è ancora quindi non ho potuto leggere tutto l'articolo e commenterò ciò che ho letto sul suo blog.
Non c'è dubbio che il web è più immediato della carta stampata, è bastato vedere alla notte degli oscar quanti hanno fatto live blogging fornendo i risultati e i commenti in tempo reale (anche io), e il tutto gratis, mentre le recensioni sulla carta prevedono che ci si attivi e si investa soldi per leggerle. Quindi i blogger sono più avvantaggiati per ovvi motivi Inoltre sul blog puoi commentare e dire se non sei d'accordo, a quale critico della carta capita di confrontarsi coi lettori subito?
Parlare di cinema è comune per noi italiani, anche io lo faccio nel mio blog con molto piacere. Penso che i due mondi carta stampata e web possano convivere senza fare storie. Quello che però noto è che spesso molti blogger scimmiottano i critici: prima degli oscar bastava vedere per i film importanti in giro diversi blog che proponevano recensioni simili, alla fine bastava leggerne uno.
Inoltre spesso si ha l'impressione che ad alcuni non sia piaciuto il film ma ne parlino bene perché lo fanno tutti. Ad es il curioso caso di benjamin Button prima degli oscar era descritto come bellissimo favoloso e pochissimi lo ridimensionavano.
Quindi io penso che se questa è la strada alla fine non si vedrà molta differenza tra una recensione di un "critico classico", cioè pomposo e un po' programmato e quella di uno di questi "blogger". Il blogger secondo me dovrebbe essere più spontaneo nelle recensioni, parlare da spettatore perché diciamo che il blogger è il critico del web 2.0, quello fatto dalle persone comuni. Personalmente a me le recensioni dei critici non piacciono, si capiscono da soli, preferisco quelle più "spontanee" e personali di chi scrive per passione, preferisco recensioni originali quindi il mio sogno sarebbe leggere delle recensioni meno pompose, meno orientate a sfoggiare le proprie conoscenze e più a parlare del risultato finale, il film in sé e per sé (non c'è bisogno di rivangare la adolescenza del regista del direttore della fotografia tanto per fare un esempio, né tantomeno pensare che un film abbia un gradino di partenza maggiore solo perché è girato dal regista pinco pallo che ha vinto un oscar) Quindi sarebbe bello se i critici facessero come i blogger, cioè mettessero la passione e un linguaggio diretto senza fronzoli, ma ho il timore che alla fine saranno i blogger ad acquisire gli stessi difetti che oggi hanno i critici della carta stampata, ridimensionando il vantaggio attuale
IMHO

Arwen Lynch ha detto...

Ciao sono un abbonata della rivista, anche io mi diletto a fare piccole recensioni nel mio blog, la mia è pura passione e non voglio certo togliere il lavoro ai critici cinematografici che comunque servono molto, credo che se una persona apre un blog prima di tutto lo fa per passione, e per parlare del cinema che più lo colpisce, se vuoi ti lascio il link del mio blog e leggi le mie scoperte e gli articoli per un semplice confronto tra un appassionata di cinema e una giornalista mi farebbe tanto piacere ^^

http://lafabricadeisogni.blogspot.com

Ps: Ti ho anche messa tra i blog amici ;)

Anonimo ha detto...

Salve, io sono il gestore (assieme al mio collega Borden) di uno dei blog citati nell'articolo di Morandi. Volevo innanzitutto dire la mia sulle lamentele per le presunte "esclusioni" dall'articolo e dalla Top 20.


Posto che qualunque giornalista, nel momento in cui racconta una realtà, DEVE selezionare e applicare un filtro personale e soggettivo, ritengo che la scelta di aver inserito nel pezzo alcuni blog invece che realtà più grosse sia perfettamente in linea con la vera vocazione dell'inchiesta di Morandi: raccontare il fermento, il ribollire di fenomeni magari ancora embrionali ma interessanti che caratterizza il web italiano.


Ora, io per primo sono un grande fan di siti come BadTaste e Movieplayer, ma si tratta di realtà che ormai assomigliano a dei veri e propri "portali" per la ricchezza, il numero delle informazioni, il fatturato economico, la professionalità di chi li gestisce. Quindi, per quanto siano realtà di riferimento del web italiano, non sono quelle forme di comunicazione "dal basso" di cui l'articolo parla.


Perciò, se proprio dovessi fare un appunto a Morandi, non sarebbe quello di aver escluso grossi siti di cinema dalla sua lista, bensì quello di non averne esclusi di più per fare posto ad altri blog. Ma anche qui capisco che l'intento era dare uno sguardo variegato (e anche personale, e torniamo al sacrosanto spirito critico e selettivo al quale ogni giornalista deve affidarsi) sulla faccenda.


Poi è ovvio, sono felicissimo come il gestore di Director's Cup (che saluto e del quale ho condiviso le parole) che la scelta di Morandi sia caduta sul mio blog. E spero che presto Ciak dedicherà altri spazi a questo fenomeno, citando altri blog che ogni giorno si fanno strada con onestà, passione e grinta nella giungla del web.


In conclusione vorrei riflettere su una delle cause fondamentali del "declino" della critica tradizionale: tra i motivi per cui il pubblico - specialmente dei giovani - non si affida più ai critici c'è il fatto che questi hanno la bruttissima abitudine di "spoilerare" pesantemente nei loro articoli sulla trama e sul finale dei film.


Ho letto spesso recensioni nelle quali il critico di turno rivelava con noncuranza passaggi fondamentali del film che stava recensendo, spesso perfino il finale, dimenticandosi che lo scopo di una recensione non è affascinare il lettore con una bella ma vuota scrittura, bensì offrirgli un servizio utile.


Il risultato è che il pubblico, sempre più sfiduciato, ha cominciato a rivolgersi ai blogger, che essendo spettatori identici a loro, non si sognerebbero mai di "spoilerare" sui finali dei film. Ma questo è solo uno dei segnali di quanto i critici tradizionali siano ahimè distanti dal pubblico, chiusi oramai nei loro circoli intellettuali e nei loro club esclusivi. I blogger invece, vivono ogni giorno nelle strade di quella sterminata metropoli che è la rete, conoscono benissimo le esigenze dei loro coetanei e il loro linguaggio, si parlano con franchezza e senza presunzione. E' questo il motivo per cui, cari critici, il pubblico vi sta abbandonando.

Anonimo ha detto...

Ancora Andrea Morandi:
volevo fare un errata corrige che poi faremo anche su Ciak di aprile riguardo a Cinemotore.
Il sito è www.cinemotoreonline.net e non, come erroneamente indicato nell'elenco, cinemotore.it
Mi scuso per l'errore con il responsabile del sito, Sergio Fabi.
Andrea Morandi

Anonimo ha detto...

Scusate il dubbio folle, in tempi di recessione tutto è possibile: ma non è che i critici vengono sostituiti dai blogger anche perché i critici professionisti mediamente costano di più?

Anonimo ha detto...

Che cinema sarebbe senza i critici?! Possiamo non essere d'accordo, trovarli di parte, monotoni, campanilisti... ma alla fine ci offrono i loro punto di vista su un film! Vado controcorrente e chiedo che si parli e si scriva di più di cinema. Mi piacerebbe che i grandi critici scrivessero liberamente le loro opinioni (e non 4 righe monche) sulle maggiori testate giornalistiche, che esistessero più riviste specializzate e infine che anche VOI di Ciak deste più spazio alla critica e che LEI cara direttrice pretendesse dei giudizi più feroci!

persogiàdisuo ha detto...

Non credo che la critica cinematografica possa scomparire: forse meno critici troveranno testate sulle quali scrivere ma potrebbero scrivere testi (volumi su registi di culto credo che vendano sempre)o comunque insegnare: lo studio del cinema e della storia del cinema mi sembrano corsi apprezzati all'università. Personalmente, posso aggiungere che scrivere recensioni e studiare cinema è la mia passione e visto che non posso scrivere per testate mi accontento del mio blog, che di sicuro non minaccia nessuno!

Giovanni Lembo ha detto...

I blog stanno cambiando il mondo della comunicazione in generale, non solo quello della critica cinematografica. Secondo me vedremo gli effetti di questo cambiamento tra qualche anno, sempre che non ci tarpino le ali prima con leggi assurde!

Chiari Alessandro ha detto...

La fila dei numeri di Ciak allineati nella mia libreria è lunga qualche metro ma questo non mi ha né scoraggiato né tantomeno impedito di cominciare a scrivere (anche recensioni di film) sul mio blog
http://chiarialessandro.blogspot.com/
Qualcuno potrebbe chiedersi che cosa mi ha spinto in questa direzione e non ho problemi nell’affermare che è stato il piacere di esternare le mie idee e le mie sensazioni nonché il desiderio di confrontarmi (o scontrarmi) con opinioni diverse, magari diametralmente opposte; chi ritiene di avere la verità e la scienza infusa dentro di sé, scagli la prima pietra.
E’ ovvio che questo mio piacere e desiderio non hanno alcun ritorno economico e che ciò, rispetto a chi fa di quella di critico una professione, potrebbe anche significare una maggiore obiettività, serenità, imparzialità.
Riguardo poi all’acculturazione eventualmente necessaria per potersi avventurare nel mare delle recensioni, non mi sembra indispensabile essersi laureati al DAMS di Bologna e, dopo avere scritto (da ignorante) le recensioni sul mio blog le invio anche a Mymovies.it, dove si trovano (separatamente) tutti i contributi inviati dai lettori da una parte e quelli che qualcuno (responsabile del sito, direttore, condirettore o collaboratori) ritiene i migliori dall’altra; a me sembra che, tra questi ultimi, ce ne siano molti di buona caratura.
Visto e considerato che, poco sopra, trovo la Sua recensione del film The wrestler, mi permetto di riportare la mia, che non mi sembra oscenamente blasfema:
“Talvolta la vita elargisce; talaltra toglie (magari sempre a piene mani). Talvolta gli uomini riescono ad indirizzare e governare la loro vita; talaltra ne rimangono in balia come il classico fuscello tra le onde vorticose. Ma, qualunque sia la piega che ha preso la nostra vita, dovremmo sempre cercare di non mollare. Mickey Rourke sembrerebbe appartenere a quest'ultima categoria perchè non dovrebbe aver mollato mai, nella vita reale come nella finzione cinematografica. Dicono che ognuno di noi nasca con un destino segnato ma io sono profondamente convinto che il nostro destino, in buona parte, sia anche nelle nostre mani e, nel caso di Randy, lo è anche in senso letterale. Sembrerebbe anche che la solitudine sia un fardello pesante pur se appoggiata su spalle robuste come quelle di Randy ma, se riusciamo a non smettere di sognare e di cercare, nemmeno nei momenti più neri, può darsi che arrivi la donna innamorata. "Mai, non saprete mai come m'illumina L'ombra che mi si pone a lato, timida, Quando non spero più...". Giuseppe Ungaretti, da "Il dolore", Giorno per giorno. Stupenda, forte, intensa, sofferta, partecipata, vibrante, sentita interpretazione. Qualche eccesso di troppo (abbastanza facilmente perdonabile e comprensibile, soprattutto tenendo conto dell'ambiente in cui si muove il personaggio) e dei tratteggi psicologici un pochino troppo superficiali, non inficiano il giudizio complessivo di positività.”
Chiedo scusa se ritengo non abominevoli queste considerazioni; forse dipende dal fatto che, secondo me, recensire significa tutto fuorchè soffermarsi più di tanto sulla trama (qualunque imbecille che abbia un minimo di dimestichezza con la lingua italiana è in grado di farlo); scrivere una recensione per me significa ogni volta sdraiarmi sul lettino dello psicanalista e cercare di tirare fuori dalle viscere le sensazioni, le emozioni, le riflessioni, le lacrime e le incazzature che mi ha prodotto la visione di un film.
Ultima considerazione: dato che sono un appassionato di cinema e quello che faccio lo faccio solo ed esclusivamente per passione, spesso mi posso anche permettere di guardare uno dei tanti meravigliosi vecchi film in DVD o VHS che la mia fornitissima videoteca di Perugia (Videosystem 2000) mi mette a disposizione.
Buon cinema a tutti (anche a quelli che ce l’hanno un pochino con i blogger).