venerdì 27 marzo 2009

STAR TREK: ANNO ZERO


A quarantatré anni dalla creazione e dopo una serie infinita di seguiti, film e derivazioni la serie televisiva più amata di tutti i tempi rinasce a nuova vita con Star Trek, il kolossal di J.J.Abrams in uscita il prossimo 8 maggio in Italia che racconta la prima crociera interstellare della leggendaria USS Enterprise e del suo equipaggio, con due giovanissimi Kirk e Spock, interpretati da Chris Pine e Zachary Quinto, che sono i due protagonisti della copertina di Ciak di aprile, appena uscito nelle edicole con un lungo speciale sulla saga, dalla Tv al cinema. «La mia idea? - ha spiegato Abrams nell'intervista concessa a Ciak - mescolare la filosofia di Star Trek con l'azione alla Guerre Stellari: il mio tentativo è questo, molte parole ma anche duelli e inseguimenti di astronavi». Cosa ne pensate? Siete dei trekkers, dei trekkies, dei semplici fan o invece non amate Star Trek? Ed è giusto rimettere mano ancora una volta alla saga? Aspetto commenti a riguardo.

mercoledì 25 marzo 2009

La recensione: L'ONDA


Film di passaparola, senza squilli né fanfare, ma pronto a sedimentare anche nello immaginario dei più ostinati. Si può diventare nazisti a qualsiasi latitudine, in qualsiasi epoca, pur proveniendo da solide radici democratiche moderne. Si può, lo dimostra questo singolare film tedesco diretto da Dennis Gansel a sua volta tratto dal romanzo di Todd Strasser (www.toddstrasser.com) del 1981. Un professore immette nella classe in cui insegna i germi apparentemente innocui, all’inizio, del nuovo totalitarismo e pian piano convince gli studenti a rinunciare alle proprie idee, affidandosi a regole, divise, pregiudizi che offrono un mondo e un’esistenza più facile, più protettiva. Il nazismo si può insegnare, non è così lontano nel tempo, neppure per i più giovani. Esperimento didattico dagli scopi rovesciati, L’onda è un film che ti porta per mano nel buio a cui non credevi. Appassionante, almeno sino a tre quarti e nonostante qualche banalità narrativa. Quello che proprio non va giù è il drammatico finale, soprassalto di climax che gronda retorica e rischia davvero di far svanire il ricordo di quel che s’è visto sino ad allora.

mercoledì 18 marzo 2009

L'ATTACCO DEI BLOGGER: Due repliche

Ricevo e pubblico qui di seguito due illustri repliche all'articolo sul rapporto tra critica cinematografica e blog apparso sul numero di marzo di Ciak, ancora in edicola


1. LA NOTTE DEI BLOGGER VIVENTI
di Santi Urso, giornalista

“Abbiamo bisogno dei critici? Forse. Ma per informare, spiegare, intrattenere”, dice un guru-blogger. Sottinteso: siamo qua noi (al servizio del mercato). Però, direbbe De Gaulle “il programma è troppo ambizioso”, perché l’ondata della Rete altro non è che l’assedio dei blogger viventi. Niente più che zombie, che si pascono di carne di critici (leggere i blog per credere). Che sia carne stopposa e cartilaginea, è fuori discussione, perché i critici (intesi come recensori veloci su periodici e quotidiani) sono golem anoressici (la colpa è di Lamberto Sechi che li inventò). Ma i blogger cambiano solo argomento, non logica: più o meno come quelli del bar sport, tutti allenatori, stanno reinventandosi tutti critici, senza sapere, neppur loro, distinguere tra cinema e film. Perché ancor oggi “la fabbrica dei sogni” è figlia d’un dio minore. Perciò teniamoci i golem, almeno si possono disattivare.

2. SULLA FINE DELLA CRITICA CINEMATOGRAFICA
di Francesco Bolzoni, critico cinematografico di Avvenire

Va bene. I blog sono in aumento e, per noia o per altro, qualche incallito navigatore (dove troverà il tempo per farlo?) vi ci si ferma. E legge. Ma dalla lettura ricava davvero qualcosa di durevole, qualcosa che lo spinga a vedere un film? Ne dubito. I blog di cinema sono come gli walk-show del pomeriggio o della sera. Può capitare che uno spettatore li guardi per alcuni momenti ma, immancabilmente, passa oltre. Tolti certi vecchietti che non hanno nulla da fare (i vecchi amici se ne sono andati e loro costretti da un inverno che tra pioggia, vento e neve non vuole mai finire restano relegati in casa) e li vedono, queste esibizioni di gente che racconta a tutti i personali guai non forniscono neppure spunti per discorsi casalinghi. Si spengono immediatamente.
Del resto, anche prima dell’apparizione della Rete, i blog esistevano. Avevano altri nomi: conferenze stampa, pubbliche informazioni, magari anche interviste. Pubblicità, se si vuole, come quella sempre più numerosa che appare nel mezzo di un dibattito o di una trasmissione che ti interessa e ti spinge ad alzarti dalla poltrona, a berti un bicchiere d’acqua, a farti una passeggiatina. Gli uffici stampa dicono di apprezzare i blog e ne invitano i collaboratori alle loro anteprime.
Ma, più che a loro, puntano sugli esperti delle tv che sono dei perfetti pubblicitari (mai un diniego, un dissenso): uno spot al termine di un telegiornale vale più di cento critiche sul cartaceo (magari anche di firme grintose). E’ vero che questi informatori da anni non leggono: non si dice i teorici ma neppure i libretti su questo o quel regista di un qualunque Dams che, del resto, oltre Quarantino o Pasolini di solito non vanno e non sanno nulla, ma proprio nulla, di storia del cinema. Più che dai blog i critici dei quotidiani (quelli delle riviste “serie” vivono da sempre un’atroce solitudine) devono temere i coloristi. Gli uffici stampa li amano, li invitano, li costringono ad ascoltare regista e divo, spesso offrono loro lauti buffet e i responsabili della pagina degli spettacoli pubblicano felici i loro pezzi (ahimè, il più delle volte pubblicitari). Il critico arriva buon ultimo a parlare di un film e si domanda. “Che cosa posso fare, adesso, poveruomo?” Gli dovrebbe bastare, se è fortunato, incontrare uno sconosciuto che qualche volta gli dice: “Io la leggo e seguo i suoi consigli”. Accontentarsi di essere un pellerossa della riserva. E’ tutto, se vogliamo, un problema di scelta. E di interrogativi. Dalla riserva vedi il mondo che corre. La gente pare felice. Poi, per un evento che non ha scelto, accade qualcosa. Una guerra, un terrorista che ragionando con il cervello altrui ha perso il ben dell’intelletto. E il giovane si scopre povero, come mai avrebbe pensato di vivere. Così va il mondo. Se basta un blog a consolarlo, ben per lui. Per fortuna i giornali continuano a uscire. Aumentano le pagine Ma l’angolo per la critica cinematografica finisci alla fine per trovarlo. Se vuoi.

domenica 15 marzo 2009

NEW MOON: No a Volterra

A pranzo a Los Angeles con uno dei produttori della Summit Entertainment, responsabile di Twilight e ora di New Moon , il seguito della saga tratta dai libri di Stephenie Meyer, esplode la bomba: nonostante annunci, anticipazioni e munifiche offerte d'ogni sorta da parte di Sindaco e Comune, il sequel vampiresco non si girerà a Volterra nei luoghi del romanzo, ma a Montepulciano dove la troupe ha trovato location "più belle da filmare".
A conferma che l'Italia è sempre appetibile per il lato romantico il produttore annuncia anche un film intitolato Lettere a Giulietta interamente girato a Verona con amori adolescenti sotto il famoso balcone. Per ispirarsi legge in italiano Tre metri sopra il cielo e pensa ai famosi lucchetti di ponte Milvio. Il tutto mentre il New York Times da' spazio alla notizia della nuova politica di matrimoni all'ombra di Giulietta e Romeo inaugurata dal Comune di Verona...

lunedì 9 marzo 2009

La recensione: THE WRESTLER


La voglia di riscatto è l’arma migliore di The Wrestler di Darren Aronofsky: il regista doveva riprendersi dal fallimento del pretenzioso The Fountain - L'albero della vita e il suo protagonista Mickey Rourke da vent’anni di buio esistenziale, lifting deturpanti, boxe fuori tempo massimo. Senza il corpo e il volto martoriato dell’attore, quella sua massiccia, sporca, voglia di stare sul ring dello showbiz e crocefiggersi per lo spettacolo, il film sarebbe solo un classico racconto nel tono "american way of life". Dopo un infarto e un bypass, il wrestler Randy The Ram dovrebbe lasciare i dolorosi match, ma non può perché quella è la sua vita: divertire la gente, spararsi graffette nella pelle con la cucitrice, lanciarsi di piatto sull’avversario, fosse anche l’ultima volta. La criniera bionda di Rourke, i tatuaggi sotto le tute fluorescenti, la sua amara autoironia (irresistibile quando fa il commesso al banco alimentari con la cuffietta in testa) aggiunti al tono livido e documentario della regia, trasformano The Wrestler in una vera e propria Passione laica, inno al fallimento che va onorato sino in fondo. In questo universo disperatamente macho e dunque fragilissimo, rilucono due attrici meravigliose, Marisa Tomei e Evan Rachel Wood.