mercoledì 18 marzo 2009

L'ATTACCO DEI BLOGGER: Due repliche

Ricevo e pubblico qui di seguito due illustri repliche all'articolo sul rapporto tra critica cinematografica e blog apparso sul numero di marzo di Ciak, ancora in edicola


1. LA NOTTE DEI BLOGGER VIVENTI
di Santi Urso, giornalista

“Abbiamo bisogno dei critici? Forse. Ma per informare, spiegare, intrattenere”, dice un guru-blogger. Sottinteso: siamo qua noi (al servizio del mercato). Però, direbbe De Gaulle “il programma è troppo ambizioso”, perché l’ondata della Rete altro non è che l’assedio dei blogger viventi. Niente più che zombie, che si pascono di carne di critici (leggere i blog per credere). Che sia carne stopposa e cartilaginea, è fuori discussione, perché i critici (intesi come recensori veloci su periodici e quotidiani) sono golem anoressici (la colpa è di Lamberto Sechi che li inventò). Ma i blogger cambiano solo argomento, non logica: più o meno come quelli del bar sport, tutti allenatori, stanno reinventandosi tutti critici, senza sapere, neppur loro, distinguere tra cinema e film. Perché ancor oggi “la fabbrica dei sogni” è figlia d’un dio minore. Perciò teniamoci i golem, almeno si possono disattivare.

2. SULLA FINE DELLA CRITICA CINEMATOGRAFICA
di Francesco Bolzoni, critico cinematografico di Avvenire

Va bene. I blog sono in aumento e, per noia o per altro, qualche incallito navigatore (dove troverà il tempo per farlo?) vi ci si ferma. E legge. Ma dalla lettura ricava davvero qualcosa di durevole, qualcosa che lo spinga a vedere un film? Ne dubito. I blog di cinema sono come gli walk-show del pomeriggio o della sera. Può capitare che uno spettatore li guardi per alcuni momenti ma, immancabilmente, passa oltre. Tolti certi vecchietti che non hanno nulla da fare (i vecchi amici se ne sono andati e loro costretti da un inverno che tra pioggia, vento e neve non vuole mai finire restano relegati in casa) e li vedono, queste esibizioni di gente che racconta a tutti i personali guai non forniscono neppure spunti per discorsi casalinghi. Si spengono immediatamente.
Del resto, anche prima dell’apparizione della Rete, i blog esistevano. Avevano altri nomi: conferenze stampa, pubbliche informazioni, magari anche interviste. Pubblicità, se si vuole, come quella sempre più numerosa che appare nel mezzo di un dibattito o di una trasmissione che ti interessa e ti spinge ad alzarti dalla poltrona, a berti un bicchiere d’acqua, a farti una passeggiatina. Gli uffici stampa dicono di apprezzare i blog e ne invitano i collaboratori alle loro anteprime.
Ma, più che a loro, puntano sugli esperti delle tv che sono dei perfetti pubblicitari (mai un diniego, un dissenso): uno spot al termine di un telegiornale vale più di cento critiche sul cartaceo (magari anche di firme grintose). E’ vero che questi informatori da anni non leggono: non si dice i teorici ma neppure i libretti su questo o quel regista di un qualunque Dams che, del resto, oltre Quarantino o Pasolini di solito non vanno e non sanno nulla, ma proprio nulla, di storia del cinema. Più che dai blog i critici dei quotidiani (quelli delle riviste “serie” vivono da sempre un’atroce solitudine) devono temere i coloristi. Gli uffici stampa li amano, li invitano, li costringono ad ascoltare regista e divo, spesso offrono loro lauti buffet e i responsabili della pagina degli spettacoli pubblicano felici i loro pezzi (ahimè, il più delle volte pubblicitari). Il critico arriva buon ultimo a parlare di un film e si domanda. “Che cosa posso fare, adesso, poveruomo?” Gli dovrebbe bastare, se è fortunato, incontrare uno sconosciuto che qualche volta gli dice: “Io la leggo e seguo i suoi consigli”. Accontentarsi di essere un pellerossa della riserva. E’ tutto, se vogliamo, un problema di scelta. E di interrogativi. Dalla riserva vedi il mondo che corre. La gente pare felice. Poi, per un evento che non ha scelto, accade qualcosa. Una guerra, un terrorista che ragionando con il cervello altrui ha perso il ben dell’intelletto. E il giovane si scopre povero, come mai avrebbe pensato di vivere. Così va il mondo. Se basta un blog a consolarlo, ben per lui. Per fortuna i giornali continuano a uscire. Aumentano le pagine Ma l’angolo per la critica cinematografica finisci alla fine per trovarlo. Se vuoi.

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Io credo che fino a quando i giornalisti canonici si chiudono a riccio sulle loro posizioni, come in questi due casi,la minaccia sarà davvero reale...
Berty

Arwen Lynch ha detto...

Beh devo dissentire quello che ha detto Francesco Bolzoni, mi dispiace, chi apre un blog di solito è una persona che mastica cinema e lo mastica abbastanza bene, io vedo in media tre film al giorno, non mi considero un esperta ma un appassionata questo si, so riconoscere un capolavoro da una boiata, e se ho aperto il blog prima l'ho fatto per me stessa, e poi non ho bisogno di pubblicizzare che poi cosa dovrei pubblicizzare? Mica è un lavoro o un prodotto commerciale? Se la critica è in crisi primo perchè avvolte i critici nel criticare un opera non lo fanno con passione, come succede con i blogger, il loro è un lavoro punto, i blogger se in america stanno riscuotendo un enorme successo e vengono sostituiti dai critici un motivo ci sarà, e non è certo un titolo di studio a farti diventare competente in fatto di cinema, quello lo posso fare anche io, diciamoci la verità, io sono una ciefila, di certo leggo le critiche ma la maggioranza delle volte mi affido al mio fiuto e all'intuito, che raramente sbaglia, come si diventa cinefili? Ecco la domanda giusta, puoi prenderti tutti i titoli di studio di questo mondo, entri in sala e non assapori la pellicola, invece se tu entri in sala, fai ricerche, leggi articoli, su questo e quel regista o attore, e anche critiche perchè no...la critica sempre comunque a farsi una cultura...di solito io navigo in rete tanto per fare un esempio dove puoi trovare un mare di notizie, la rete è più sconfinata a confronto dello spazio ristretto di una rivista che cmq serve sempre, non capisco il suo atteggiamento contro chi ama il cinema e fa recensioni per passione...

Anonimo ha detto...

gente che non ha mai letto un blog in vita propria, che non sa cosa sia e come funzioni, dove siano le sue peculiarità e soprattutto che confonde testate cinematografiche online con blog.

Nessun tenutario di blog viene invitato ad anteprime se non in casi eccezionali ed eventi sperimentali (fallimentari proprio perchè il blogger, non essendo pagato e non aspirando a quella carriera non ha interesse a parlar bene a tutti i costi di un film).

Anonimo ha detto...

Mai considerato come utile o interessante il lavoro del critico. Almeno quell critico più commerciale e commerciabile. Vale a dire quello che si sofferma sull'elencazione noiosa e scontata dei fatti che avvengono in un film senza chiedersi neanche una volta "ma sono interessante?". Forse sa che la risposta sarà quasi sicuramente "no" e allora continua a scrivere senza pensarci. Dimenticando però che il ruolo del critico è di stuzzicare, nel lettore e poi nell'eventuale spettatore del film di cui la recensione si occupa, un qualsiasi stimolo che lo porti a valutare la possibilità di una visione del film stesso: magari mosso da un'analisi del critico che lo incuriosisce, o che lo intimorisce, o diverte, ecc. Occupare i tre quarti di una recensione riassumendo la trame del film è inutile e noioso. Personalmente le recensioni che iniziano con "questo film parla di" le scarto a prescindere. Un critico deve mettere la pulce nell'orecchio con un'analisi concreta (o magari astratta ma affascinante). Se i blog sono sempre più frequenti è perchè si è commercializzata la facoltà e l'abilità di sentirsi in grado di scrivere una recensione, proprio perchè i critici professionisti, pagati per mettere le stellette affianco ai titoli dei film del mese, hanno fatto perdere la naturale importanza del recensire. Riassumere la trama di un film e metterci affianco un commento seguito da "secondo il mio parere" non serve a nessuno, non è culturalmente interessante o stimolante. Ma è anche vero che i sempre più numerosi blogs e bloggers hanno reso possibile quello che io mi sono sempre augurata: l'uguaglianza delle opinioni. Se un'opinione è ben scritta e ben argomentata (sottolineo: io non sto dicendo che tutte le opinioni sono valide a prescindere, poichè uno non può sentirsi libero di dire la peggiore fesseria perchè nascosto da un nick) è al pari livello di tutte quelle altre opinioni di critici pagati che per troppo tempo si sono sentiti detentori di una verità oggettiva, in un campo come quello cinematografico (e artistisco in generale) dove l'oggettività non esiste. Esiste magari una "conoscenza" collettiva (si, lasciatemi passare questo termine sociologico semplificato, non mi viene in mente altro) che ci porta a considerare come capolavori film quali Ladri di Biciclette o Quarto Potere (per dirne un paio). Ma ognuno ha i suoi capoalvori che giudica con la propria soggettività andando oltre l'oggettività comune. E purtroppo questo pare che si dimentichi tra le righe di una recensione scritta in una importante testata giornalistica. "Voi" giornalisti, critici, avete ancora la possibilità e il potere di decretare il successo di un film quando: agite in un gruppo solido e compatto, quando seguite una corrente di pensiero, quando cantate tutti in coro una stessa linea di giudizio. Ma mi chiedo: a che scopo? E sopratutto perchè il vostro parere deve essere più forte? Quindi non se la prenda Signora Detassis, ma non considero voi critici nè così importanti nè purtroppo così interessanti. Ma non voglio fare di tutta l'erba un fascio e posso dire che ancora ci sono critici che trovo interessanti, ma ancor di più trovo interessanti e utilissimi chi spende più tempo a scrivere libri e saggi sul cinema che mettere le faccine triste-felice-indifferente affianco al titolo di un film. Signora Detassis poi un invito: lei che forse è il nostro critico più illustre, può chiedere ai suoi colleghi la cortesia di dimenticare per sempre e di escludere dalle loro recensioni sotto ogni forma quella bestia immonda, effetto collaterale della società post-moderna, conosciuta da tutti (e dai lettori di Novella 2000) come gossip? Se ci sono più bloggers e se Perez Hilton è più conosciuto e importante di Roger Ebert è perchè molti critici che si ritenevano come seri e "timorati" hanno cominciato a dare troppa importanza proprio a questo.
Comunque le faccio i complimenti per l'idea del blog. Almeno anche lei non sembrerà più un'entità astratta e irraggiungibile.

Zonekiller ha detto...

Qualche tempo fa ho fatto un post sul cineblogging (http://scaglie.blogspot.com/2008/09/cineblogging-e-blogosfera.html).
Per me un "cineblog" o un articolo di critica cinematografica deve essere prima di tutto stimolante, farmi scoprire nuovi mondi o artisti sconosciuti, ma capisco che è una mia personale esigenza ...chiaro che tenere un blog è prima di tutto un divertimento e non ambisce a volersi sostituire alla critica cartacea (che amo peraltro alla follia)...personalmente lavoro in tutto un altro campo, non ho studiato cinema e col blog mi interessa semplicemente stimolare la curiosità del lettore su dei titoli dimenticati...Nell'articolo di Ciak avrei parlato anche di realtà peculiari come www.rapportoconfidenziale.org, ma forse sono un utopista...
Cordiali saluti

Anonimo ha detto...

Io purtroppo non posso dare torto a certi critici che dicono che sul blog si trovano tanti che scimmiottano i critici. Il problema dei critici però è che dimenticano che il classico spettatore, quello che alla fine paga il biglietto del cinema compra i dvd etc non ha studiato una cippa di cinema, critica cinematografica e contorni. Quando leggo su certi blog, ma anche sulle critiche di certi esperti , che leggono tutti pure la mia salumiera, frasi come "Tutti conoscono le capacità del regista Pinco Pallo e il significato metacinematografico delle sue opere" uno si chiede "Tutti chi?". Non tutti mangiano pane e cinema. Lo spettatore normale non dotato di neuroni forgiati su misura di Kubrick e Nolan a 'sto punto chiude il giornale e considera la critica alla stregua di un oroscopo. Le critiche auliche magari vanno bene all'interno del club di chi mangia pane e cinema, ma si può anche giudicare una pellicola, come faccio io nel mio blog, osservando unicamente il risultato senza farsi influenzare dal passato del regista o dell'assistente di produzione.
Quindi se il critico si sente ad un livello superiore solo perché tiene il titolo di studio ma poi dorme al cinema e fa la recensione giusot perché viene pagato allora si ricordi che lo capiscono solo a casa sua. I blogger che scrivono per passione invece sono più adatti di loro a farsi capire dal grande pubblico e ho notato in diversi che pur non essendo esperti colgono delle finezze e dei significati che i critici professionisti nemmeno notano. La differenza tra chi fa il critico e chi il blogger da come la vedo io è che il critico ( e con questo nn mi limito solo a quelli professionisto ma includo anche chi li imita) decreta dalla sua torre d'avorio e non ha la capacità di parlare al pubblico e confrontarsi con esso.

Anonimo ha detto...

Meno male che esistono giornali come Avvenire che rischiarano il nostro cammino timorato nell'oscura selva del relativismo!Gloria alle testate di immenso spessore cultrale e morale che aiutano noi pecorelle smarrite a diffidare delle altisonanti voci degli incompetenti.Ora che ho letto le splendide parole del Signor Bolzoni,finalmente,vedo la luce;capisco d'aver vissuto in un mondo privo di gusto e corrotto dai falsi profeti della pubblicità.Mi sento un uomo nuovo,vorrei avere un Signor Bolzoni tascabile da portare al cinema,vorrei che egli fosse il mio Petronio e il mio filtro per Internet.Purtroppo,non potendo avere l'illustre Bolzoni solo per me,mi limiterò ad acquistare il meraviglioso giornale su cui scrive.Domani mattina presto correrò in edicola e saprò così che film guardare,cercherò la critica cinematografica tra le numerose pagine e troverò risposta.Magari un giorno riuscirò anche a capire che esistono altri registi oltre a Tarantino e Pasolini.Che emozione...Grazie Avvenire!

Anonimo ha detto...

In effetti, a parte il sarcasmo di Box, mi sembrano due commenti un po' troppo supponenti: noi blogger saremo anche dei novellini, ma non per questo meritiamo di essere trattati come dei perditempo che non sanno che scrivere. La carta stampata verrà uccisa proprio da questo atteggiamento. Ignorateci, che noi arriviamo...
Gerio

Anonimo ha detto...

Scusate ma perché noi blogger spesso cerchiamo un punto di contatto con voi e invece riceviamo spesso solo definizioni umilianti? Siamo una realtà e siamo migliaia...non siamo dieci sfigati al computer
KK

Anonimo ha detto...

Credo che la verità stia nel mezzo: troppi blogger sono soltanto dei fanzinari che sanno poco o nulla di cinema - e in questo senso il paragone col bar dello sport e il fatto che tutti si sentono allenatori di calcio è azzeccato - ma è anche vero che in giro per il web ci sono criici bravissimi e preparati, e con un approccio al medium cinema meno stantio dei critici togati.

Anonimo ha detto...

Da ottobre ho aperto un blog per scrivere di cinema e tv, la mia passione. Sono entrata a contatto con la realtà dei blogger e sicuramente ho trovato molta gente che non sa nemmeno scrivere in italiano. Come in tutte le categorie, anche tra i blogger ci sono molti incompetenti e pochi che sanno scrivere bene e lo fanno con passione. Ma penso di poter dire lo stesso dei critici tradizionali: non sono una categoria eletta, molti di loro sono spocchiosi e parlano per partito preso, spesso arrivando a critiche feroci senza un minimo di rispetto per quello che, anche quando è brutto, è pur sempre il lavoro di qualcuno. E' troppo facile per questi signori dare degli ignoranti ai blogger e rifiutarsi di conoscere una realtà nuova, che è imprescindibile.
Io leggo i blog sul cinema e leggo Ciak e quando scrivo una recensione cerco di essere onesta e rispettosa, senza pretendere di essere un'esperta. Un po' di umiltà non guasta mai.

galbo ha detto...

Il problema è quello stesso di internet, filtrare cioè le informazioni in modo da ricavare quelle più utili e che costituiscono un personale arricchimento per l'amante del cinema. Parlando francamente fino ad ora ben pochi blog sono all'altezza della migliore critica cinematografica cartacea e si rivelano strumenti artigianali frutto sì di passione ma non di competenza.

Anonimo ha detto...

Vorrei lasciare anche io il mio commento, soprattutto qui presso il Blog del Direttore di Ciak.

Credo che entrambe le entità possano continuare a vivere di vita propria, perchè basati su due media (giornale/Blog) differenti, con due fruizioni diverse per l'appunto.
E nessuno cancellerà l'altro, per ora. E' però giusto sottolineare che il peso sta cambiando, come il gusto del pubblico nello scegliere dove e come apprendere sulle prossime uscite, o informazioni sui film.
Personalmente, sono un fruitore di entrambi e parlo della mia esperienza: abbonato a Ciak dal 1989 (avevo 12 anni!) scalpitavo e leggevo e rileggevo per giorni interi le pagine con foto rubate dai set, oppure fantasticavo sulle news circa i film in arrivo ed in preparazione, tanto più se accompagnati da scatti che ne confermavano la veridicità!
Insomma, era avere qaulcosa in anteprima, anche 1 anno prima che il film stesso uscisse.

Oggi, o meglio da qualche mese, le stesse foto e articoli che trovo su Ciak, le ho già viste 30 giorni prima in rete; dai siti americani a quelli Italiani. e in questo senso si è un po' persa la magia dell'attesa e della sopresa.
Ciak rimane una guida ed un oggetto imperdibile, ma sicuramente ha perso la magia dell'anteprima e dell'avere prima di altri foto e notizie che oggigiorno arrivano quotidianamente e gratuitamente tramite un Feedback RSS.

Anonimo ha detto...

Credo che il problema della critica sia ben più profondo di quanto si voglia far apparire.Il problema non sta nella minaccia dei blogger,il critico ha un ruolo diverso,basa la sua fortuna sulla credibilità,problematica che per il blogger non si presenta.L'autorevolezza del critico non si può mettere in discussione,un conto è dire se un film è bello o brutto,un altro è motivare le proprie scelte in modo coerente.
La verità è che il decadimento critico nasce dal modo di fare critica.Oggi il critico è più un recensore.Aspetta l'uscite di un film e lo giudica.Appare distante dal cinema,lo osserva da una posizione privilegiata,che probabilmente lo aiuta ad essere il più oggettivo possibile,ma che lo fa chiudere in una torre d'avorio pericolosa.
La critica che si può fare oggi alla critica è quella di essere poco vicino al cinema.Di non riuscire a tracciare sul piano teorico una nuova via cinematografica,ma di limitarsi al solito commento snob sulle colonne dei giornali.
Un tempo ciò era differente.
Durante quasi tutti i movimenti(rivoluzionari)cinematografici del passato la critica non era spettatrice,ma si trovava in prima linea ad esporre le proprie idee,a proporre nuove vie concettuali ed estetiche.Il critico ed il regista non erano seduti sulle sponde di un fiume in piena,ma erano entrambi su una zattera,travolti dalla corrente,a costruire il futuro della settima arte.
Non si può non ricordare di almeno due movimenti in cui la critica ha avuto un ruolo centrale,il neoralismo italiano e la nouvelle vague francese.Questi due movimenti non sono nati così,all'improvviso.Hanno avuto una lunga gestazione teorica su due giornali di critici cinematografica,rispettivamente "Cinema" e i "Cahiers du cinéma".E' sulle colonne di quei giornali,criticando i film,che certi critici hanno cominciato ad asfaltare strade fino ad allora ridotte a mulattiere.E non si parla solo di coloro che poi diverrano,in seguito,registi(come Visconti,Se Santis o Truffaut e Godard),ma anche di coloro che continueranno a fare i critici come Umberto Barbaro e Andre Bazin.
Questo ciò che manca oggi alla critica:il riuscire ad avvicinarsi di più al cinema nel suo divenire.
Non è questione di blogger o di credibilità,ripeto,l'autorevolezza di un critico(o almeno di certi critici)non si può mettere in discussione;è il rapporto fra esso e il cinema che deve cambiare.Con ciò non si vuole ostracizzare la critica attuale,ma riscoprire un ruolo che un tempo la critica rivestiva efficaciemente e che oggi sembra avere rinnegato.

Diego

pilloledicinema ha detto...

Prima di tutto vorrei dire che sono abbonato a Ciak e quando escono le recensioni di Mereghetti sul corriere le conservo in una carpetta. Questo solo per dire che a me la critica cinematografica (ma tale deve essere), non pare affatto superata.
Mi sembra però che le parole di Urso e Bolzoni siano dettate da un po' di nervosismo che non ha motivo di esserci. Per tre motivi:
1- Lo spostamento di lettori dalla carta stampata ad internet è un fenomeno che interessa tutto il mondo dell' informazione, da quella politica a quella sportiva, pensare che il campo cinematografico sia immune è ingenuo.
2- La ragion d' essere di un critico è quella di indicare cosa vale la pena di vedere e cosa no. Se nel giudizio di un film prevale l' ideologia piuttosto che la realtà, la voglia di compiacere un regista o una casa di produzione piuttosto che il rispetto per il lettore/futuro spettatore, è ovvio che prima o poi ciò che viene scritto da quel critico o da quel giornale non sarà più considerato attendibile. Ergo i lettori si orienteranno altrove, blog o meno che sia. Mi sembra una cosa normale.
3- Un critico ha strumenti tecnici e culturali generalmente più ampi di un semplice appassionato che scrive un blog. Senza contare che chi scrive un blog dedicherà anche un po' di tempo ad un' altra attività che gli consenta di vivere. Se un critico di un giornale si accorge che un tizio che scrive recensioni per hobby ha più credibilità di lui che lo fa per mestiere, allora la prima cosa da fare è un esame di coscienza. Fare il broncio offesi non aiuta a riacquistare la credibilità, ricominciare a fare il proprio lavoro invece si.

Lessio ha detto...

In Italia, al contrario dell'America, sono pochi i critici professionisti a scrivere sul web, motivo per cui il pubblico più giovane tende ad ignorare la loro esistenza, rivolgendosi sempre più in direzione di blog e riviste online, dove inoltre è possibile interagire con chi scrive, dando l'opportunità di creare un confronto, come in questo caso. La figura del critico sembra aver perso autorevolezza a favore di un'informazione libera che circola democraticamente senza ostruzioni né censure. Meno professionale forse (ma non sempre), ma spesso più appassionata, stimolata e in molti casi anche stimolante.
Penso che tutti i critici che continueranno a mantenere la loro mente chiusa a doppia mandata nei confronti del web, sono destinati a sparire nel giro di pochi anni (il caso americano sembra confermare tutto ciò).

Saluti,
Alessio T.

Chiari Alessandro ha detto...

Cos'è una recensione, cos'è la critica cinematografica? Chi non è sicuro della risposta può provare a guardare il vocabolario (telematico o cartaceo che sia) ma la prima considerazione riguarda la modestia, nel senso che vari commenti pervenuti da critici cinematografici in merito all'evoluzione delle recensioni,suggeriscono l'assoluta necessità delle loro figure, della carta stampata (che non potrà mai essere sostituita da internet), degli studi in materia e della conoscenza approfondita della storia del cinema; in mancanza di tutti questi requisiti, nessuna recensione potrà mai invogliare alla visione di un film. A me sembra che si tratti solo(e comprensibilmente) di pretesti per difendere un reddito ma è chiaro che io, essendo passato attraverso un blog personale, altri blog che seguo perchè mi interessano ed il sito di Current su cui scrivo per diletto, sono sicuramente di parte; al tempo, che non è partigiano, l'ardua risposta.

Anonimo ha detto...

Mi inserisco, seppur con ritardo: credo che la convivenza tra critica classica e blog sia la strada migliore.
L'immediatezza e la freschezza dei blog è impossibile per i periodici di cinema (e ne compro tanti...), ma pur gestendo da qualche giorno un blog di cinema (http://cinefestival.blogosfere.it/) non riesco ad immaginare di fare a meno dell'approfondimento cartaceo...

Carlo Griseri