
Ricevo e pubblico qui di seguito due illustri repliche all'articolo sul rapporto tra critica cinematografica e blog apparso sul numero di marzo di Ciak, ancora in edicola
1. LA NOTTE DEI BLOGGER VIVENTI
di Santi Urso, giornalista
“Abbiamo bisogno dei critici? Forse. Ma per informare, spiegare, intrattenere”, dice un guru-blogger. Sottinteso: siamo qua noi (al servizio del mercato). Però, direbbe De Gaulle “il programma è troppo ambizioso”, perché l’ondata della Rete altro non è che l’assedio dei blogger viventi. Niente più che zombie, che si pascono di carne di critici (leggere i blog per credere). Che sia carne stopposa e cartilaginea, è fuori discussione, perché i critici (intesi come recensori veloci su periodici e quotidiani) sono golem anoressici (la colpa è di Lamberto Sechi che li inventò). Ma i blogger cambiano solo argomento, non logica: più o meno come quelli del bar sport, tutti allenatori, stanno reinventandosi tutti critici, senza sapere, neppur loro, distinguere tra cinema e film. Perché ancor oggi “la fabbrica dei sogni” è figlia d’un dio minore. Perciò teniamoci i golem, almeno si possono disattivare.
2. SULLA FINE DELLA CRITICA CINEMATOGRAFICA
di Francesco Bolzoni, critico cinematografico di Avvenire
Va bene. I blog sono in aumento e, per noia o per altro, qualche incallito navigatore (dove troverà il tempo per farlo?) vi ci si ferma. E legge. Ma dalla lettura ricava davvero qualcosa di durevole, qualcosa che lo spinga a vedere un film? Ne dubito. I blog di cinema sono come gli walk-show del pomeriggio o della sera. Può capitare che uno spettatore li guardi per alcuni momenti ma, immancabilmente, passa oltre. Tolti certi vecchietti che non hanno nulla da fare (i vecchi amici se ne sono andati e loro costretti da un inverno che tra pioggia, vento e neve non vuole mai finire restano relegati in casa) e li vedono, queste esibizioni di gente che racconta a tutti i personali guai non forniscono neppure spunti per discorsi casalinghi. Si spengono immediatamente.
Del resto, anche prima dell’apparizione della Rete, i blog esistevano. Avevano altri nomi: conferenze stampa, pubbliche informazioni, magari anche interviste. Pubblicità, se si vuole, come quella sempre più numerosa che appare nel mezzo di un dibattito o di una trasmissione che ti interessa e ti spinge ad alzarti dalla poltrona, a berti un bicchiere d’acqua, a farti una passeggiatina. Gli uffici stampa dicono di apprezzare i blog e ne invitano i collaboratori alle loro anteprime.
Ma, più che a loro, puntano sugli esperti delle tv che sono dei perfetti pubblicitari (mai un diniego, un dissenso): uno spot al termine di un telegiornale vale più di cento critiche sul cartaceo (magari anche di firme grintose). E’ vero che questi informatori da anni non leggono: non si dice i teorici ma neppure i libretti su questo o quel regista di un qualunque Dams che, del resto, oltre Quarantino o Pasolini di solito non vanno e non sanno nulla, ma proprio nulla, di storia del cinema. Più che dai blog i critici dei quotidiani (quelli delle riviste “serie” vivono da sempre un’atroce solitudine) devono temere i coloristi. Gli uffici stampa li amano, li invitano, li costringono ad ascoltare regista e divo, spesso offrono loro lauti buffet e i responsabili della pagina degli spettacoli pubblicano felici i loro pezzi (ahimè, il più delle volte pubblicitari). Il critico arriva buon ultimo a parlare di un film e si domanda. “Che cosa posso fare, adesso, poveruomo?” Gli dovrebbe bastare, se è fortunato, incontrare uno sconosciuto che qualche volta gli dice: “Io la leggo e seguo i suoi consigli”. Accontentarsi di essere un pellerossa della riserva. E’ tutto, se vogliamo, un problema di scelta. E di interrogativi. Dalla riserva vedi il mondo che corre. La gente pare felice. Poi, per un evento che non ha scelto, accade qualcosa. Una guerra, un terrorista che ragionando con il cervello altrui ha perso il ben dell’intelletto. E il giovane si scopre povero, come mai avrebbe pensato di vivere. Così va il mondo. Se basta un blog a consolarlo, ben per lui. Per fortuna i giornali continuano a uscire. Aumentano le pagine Ma l’angolo per la critica cinematografica finisci alla fine per trovarlo. Se vuoi.