venerdì 17 aprile 2009

La recensione: CHE - L'ARGENTINO


L’immagine-poster arriva subito, nei primi minuti di Che - L’argentino, parte prima del dittico dedicato al comandante Ernesto Guevara de la Serna. La fotografia vira al bianco e nero, indugia sul sigaro torturato tra le dita, lo spicchio di basco e il basettone, quanto basta per ricordare la leggendaria foto del rivoluzionario più rockstar della storia. Per il resto Steven Soderbergh, regista inafferrabile che cambia genere e stile ad ogni film, non coccola affatto il mito, anzi gioca in contropelo. Il Che è interpretato con somiglianza impressionante da Benicio Del Toro (anche coproduttore) in questo primo volet che racconta l’avanzata dell’esercito di Fidel verso l’Havana (il secondo capitolo, in uscita a maggio, si intitola Che – La guerriglia).
Dettagliato, quasi catastale, il film segue passo passo il quotidiano dei guerriglieri (con rari salti narrativi: Guevara prima dell’avventura con Fidel, il Comandante all’Onu). Il giovane medico detto Che avanza tra le insidie della Sierra senza aureola, devastato dagli attacchi d’asma, spietato e retorico quanto basta, fotografato per dettagli, quasi di sfuggita, mai frontale in tutta la sua gloria. Sarebbe un ottimo punto di vista se il racconto si reggesse su un’idea forte narrativa: nella sua tigna antieroica, invece, Soderbergh elude insieme il Mito e la Storia e la temperatura resta tiepida.

2 commenti:

Sara ha detto...

direttrice non trova strano anche in questo caso che non ci sia stata uno straccio di nomination agli oscar per Benicio del Toro dopo il premio ricevuto a Cannes?
mostruosamente bravo..

Anonimo ha detto...

Vero, vergognoso nemmeno una nomination..mah, forse il tema non era adatto
OL