
Quando è venuto in redazione, Carlo Verdone ha letto le vostre domande postate qui sul blog e ne ha scelte due a cui rispondere. Abbiamo deciso di pubblicarle qui e non sulla rivista unicamente perché vogliamo che questo spazio diventi un punto d’incontro tra noi di Ciak e voi lettori, ma anche tra registi e attori e voi. Non è sempre una cosa facile per tempi e richieste di entrambe le parti, ma ci stiamo provando. Ecco di seguito quello che ha risposto Verdone:
1. «A Gregorio Minello che mi chiedeva se la commedia all’italiana è morta, rispondo che sì, forse è morta perchè l'Italia è cambiata. Un tempo si potevano mettere alla berlina i difetti nostrani, il maschilismo, la cialtroneria, Alberto Sordi ne è stato un magnifico esempio. Ma poi sono arrivati i nuovi comici degli anni Settanta, a cui appartengo anch'io: dopo il 1968 la mentalità è cambiata, e quei difetti messi in luce e a volte sottolineati, coccolati, dalla vecchia commedia, venivano invece attaccati perché rappresentavano il passato. I comici poi sono stati solitari, egocentrici, più ossessivamente legati al proprio mondo e non hanno coltivato quel “coro” di personaggi, i caratteristi, che facevano ricco il vecchio cinema e la commedia all'italiana. A quel coro io penso comunque di essere stato sempre attento.
Oggi il cinema non ha più la funzione centrale che aveva un tempo, oggi è la televisione, è il reality a raccontare vezzi e vizi, tutto è più complicato. Noi che facciamo commedia dobbiamo avere maggior attenzione e finezza, più profondità e stare attenti a non cadere nelle
macchiette che oggi sarebbero fuori luogo».
2. «Ringrazio Jacopo per i complimenti di Italians, ma non sono d'accordo con Miri e le critiche a Grande, grosso e Verdone. Perché? Perché penso davvero in quel film di aver messo i miei personaggi più studiati, più riusciti, quelli di maggior composizione. Insomma credo che il professore dalla doppia vita, ma anche il coatto di ritorno, siano caratteri ben più difficili da costruire che non il consueto Verdone italiano all'estero di Italians. E penso che resteranno, che li riscoprirete tra qualche anno. Io però con Grande, grosso e Verdone ho chiuso con i personaggi, ma sono certo di aver fatto un grande lavoro d'attore, importante nella mia evoluzione...».