
Si parla molto di Agora in questi giorni, il nuovo film di Alejandro Amenabar con Rachel Weisz sulla filosofa e astronoma Ipazia d'Alessandria, uccisa nel 400 d.C. dai cristiani. Noi di Ciak abbiamo chiesto al regista e alla Weisz cosa ne pensano delle controverse opinioni che si stanno scatenando. Le loro risposte le trovate sul prossimo numero di Ciak in edicola dal prossimo 29 aprile, ma qui vi riveliamo alcuni dei passaggi più significativi delle loro dichiarazioni che aiutano a capire chi era davvero Ipazia e perché si è voluto fare questo film. «Agora non è un film contro il cristianesimo, ma contro il fondamentalismo – ci ha detto Amenabar – è il racconto del momento storico in cui la Chiesa ha iniziato a diventare una potenza, e i martiri per una volta non sono stati i cristiani, come da sempre siamo abituati a vedere, bensì i pagani, ma anche gli ebrei. Eppure io considero Ipazia come la versione femminile di Gesù, il suo insegnamento era la tolleranza verso gli altri, la comprensione e il rapporto che aveva con i suoi allievi era molto simile a quello che Gesù aveva con i discepoli. Non a caso prima di iniziare a girare Agora ho rivisto Il vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini». La Weisz confida a Ciak invece che «il problema non è tanto se Agora sia un film pro o contro i cristiani, ma che a quasi duemila anni dalla sua morte nulla sia davvero cambiato. Ancora oggi infatti in Iraq, in Afghanistan e in altri posti del mondo si uccide in nome della religione e nel nome di Dio, esattamente come succedeva a Alessandria d’Egitto nel 400 d.C. E non va dimenticato che in alcune zone fondamentaliste degli Stati Uniti a scuola non si insegnano le teorie evoluzioniste di Darwin. Il grande insegnamento e la modernità di Ipazia? Che credeva nel dubbio, sempre e comunque».