martedì 8 febbraio 2011
IL CONFRONTO: THE SOCIAL NETWORK
Un’altra pellicola tra le più importanti del 2010, candidata all’Oscar come miglior film, regia e sceneggiatura tra le molte ricevute, è ovviamente The Social Network. Anche l’opera di Fincher però, come Il discorso del re, ha ammiratori e detrattori, come potete leggere nei commenti precedenti. Aggiorniamo la querelle in questo post: Sara dice che non è d’accordo con chi «elogia il film solo per moda. Spacciato come simbolo della nuova generazione, The social network evidenzia l'aridità e lo sfaldamento di ogni forma genuina di comunicazione. Molti invece si sono esaltati per la genialità del protagonista: ok, è un genio, ma la sua intelligenza è stata destinata alla creazione di mezzo costruito per farsi i fatti altrui, completamente al servizio dell'idiozia della gente. Nel film tutto questo è evidente, ma molti hanno visto solo ciò che gli faceva comodo vedere». Un punto di vista molto efficace visto che in effetti non tutti hanno capito la cattiveria della pellicola di Fincher, scambiandola per una celebrazione di Zuckerberg. Il nostro Stefano Lusardi replica: «Mi hanno molto colpito le riflessioni di Sara. Però vorrei dirle che il film vale proprio per il suo essere doppio, cioè interpretabile a più livelli. Secondo me non parla del fallimento di una generazione, ma invita proprio questa generazione a riflessioni fondamentali. Perché è un film sull'ingenuità, sulla creatività, ma anche sul rischio della futilità, sul senso del potere, sull'impero del denaro, sull'idealismo e sul cinismo. Per certi versi mi sembra simile a Forrest Gump: sembra un film sul trionfo, in realtà è una critica aspra, che ti obbliga a metterti in gioco, a cercare un futuro differente». Secondo un’altra penna di Ciak, Andrea Morandi, The Social Network invece è «La conquista del West del Terzo Millennio, il racconto di un momento preciso in cui i nerd sono andati al potere, una vicenda apparentemente noiosa resa epica da due talenti assoluti come Fincher e lo sceneggiatore Sorkin». E voi che ne pensate? Siete pro o contro il film? Scrivete la vostra opinione…
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13 commenti:
Io non sono riuscito a vederlo. Nella mia città non è uscito. Sono ancora sconvolto.
Nicola
Credo The Social Network sia sopravvalutato, alla fine è un buon film, ma nulla più...Fincher ha fatto meglio, Seven, Fight Club, perfino Benjamin Button
Carlo87
Sono contenta di aver dato il via a un dibattito; è molto bello poter scambiare opinioni e punti di vista con chi ne sa più di me.
Rispondendo a Stefano Lusardi, ci tengo a sottolineare che a me The social Network è piaciuto molto. E mi è piaciuto proprio per la sua amarezza. Invita alla riflessione, è vero...ma il fatto che non tutti abbiamo colto la critica aspra che nasconde, rende il film di Fincher un'arma. Mi spiego meglio: su un qualcosa di così attuale come Facebook, mezzo di comunicazione discutibile, capace di rendere schiave milioni di persone, un film doppio, interpretabile a più livelli (usando le sue parole),può anche risultare molto furbo...
Per me è chiara la critica di Fincher e dello sceneggiatore, già solo il finale spiega tutto.
Ma se si fa un discorso a livello di impatto sociale, se vince tanti Oscar, o comunque il più importante, c'è ancora più pericolo che la pellicola porti più ad una sponsorizzazione di Facebook, che ad una riflessione generale...
Forse sono solo io che non ho molta fiducia nel genere umano...ma credo che sia una questione spinosa, complicata, e forse ci voleva una presa di posizione più evidente.
Sara
Hai ragione Sara, il pericolo c'è, ma d'altronde è accaduto spesso: ricordi che quando uscì Arancia Meccanica molte bande di ragazzi presero a imitare i Drughi lasciando sconvolto Kubrick che decise di ritirare il film? Il cinema sa essere molto ambiguo, ognuno si porta a casa quello che vuole. A volte nel bene, altre nel male.
A me sembra che Facebook non sia un pericolo, ma un mezzo. Come ogni strumento può essere usato bene, male, malissimo. Faccio l'avvocato e grazie a FB sono riuscito miracolosamente e semplicemente, a far ricongiungere una madre ed un figlio che non si vedevano da 10 anni...
Se parliamo del film, invece, le letture sono molteplici, come in ogni capolavoro: è difficile trovare un difetto in un'opera così chiaramente capace di respirare l’aria del proprio tempo e di restituirla attraverso le immagini di un film impeccabile, che non semplifica e non cerca happy ending, nè complicità con lo spettatore: nessuno dei personaggi è veramente senza macchia ed il meccanismo di identificazione non è mai usato da Fincher in modo scontato.
Quella del “suo” Zuckerberg può sembrare una rivincita sociale dettata dall’invidia di classe, eppure in una società che si professa aperta e che si dichiara fondata sul mito delle opportunità, il nerd interpretato da Eisenberg si fa spazio assimilando lo stesso spietato darwinismo, che mettono in pratica i suoi “avversari”.
E’ un eroe tragico in fondo, un perdente di successo.
Il film non cerca facili risposte psicologiche e non fa del suo protagonista una vittima incompresa: non c’è una Rosebud in The Social Network, ma certo quel finale aperto è lo specchio di una tardiva vittoria morale ed allo stesso tempo di un dolore, che forse neppure soldi e successo riescono a cancellare.
Naturalmente The Social Network è anche uno straordinario film sul potere delle informazioni e sul modo con cui siamo stati convinti a fornirle spontaneamente a Zuckerberg e soci: se il protagonista è costretto a rubare le foto delle ragazze dal server di Harvard, per creare la sua prima creatura, poi non ne ha più avuto bisogno. Sono stati gli utenti a riempire i campi di Facebook con immagini personali, pensieri, ricordi, informazioni sensibili: il social network è diventato il certificato della nostra esistenza in vita. E spesso finisce tragicamente per superarla, in un paradosso surreale, grazie all’eternità dei dati che la rete non riesce più a dimenticare.
Non è davvero importante sapere se le cose sono davvero andate così come The Social Network ce le descrive, quando comprendere il meccanismo che sta alla base di uno strumento potentissimo e trasversale. La domanda più importante non è come, ma perchè. A questa Fincher e Sorkin cercano di dare una risposta.
Se non avete un profilo su Facebook e non sapete cosa sia, non vi preoccupate, non è quello che conta. The Social Network ha l’ambizione di andare molto più in profondità, raccontando una storia di amicizia tradita, di avidità, di soldi, sesso e successo.
E’ un racconto universale, che parla a tutti, anche se i billionaire di oggi hanno le facce imberbi di giovani studenti di Harvard e Stanford, che neppure si sono laureati.
Ma di cosa state parlando ? Facebook sarebbe il problema? Facebook è un mezzo. Anzi è il mezzo di questa epoca, x tenersi in contatto, ma soprattutto, per guardre le vite altrui. Nessuno ha colto il vero significato del film. Facebook nasce dall'esigenza di un reiietto della società (per quanto indiscutibilmente intelligente) di farsi notare, di cambiare il proprio status quo, e di poter osservare la vita dei tanti che rifiutano un contatto con lui. Questo è il punto: la sofferenza, la solitudine, la tristezza. Non mi pare che siano temi attuali, sono solo affrontati in chiave moderna. Questo può lasciar supporre che se tra 10 anni, il nuovo modo di comunicare sarà usare gli elefanti, verrà fatto un film sugli elefanti, ma sarà anche qll solo un mezzo di comunicazione. Sono i sentimenti umani che fanno la differenza in questi film.
Detto questo, a me il film di Ficher e lui stesso mi piacciono molto. E' un visionario, un uomo crudo e senza morale che parla della vita a 360°. Il film è notevole, regia, sceneggiatura, dialoghi, attori e musiche. davvero un bel prodotto. Ma non innovativo. Se parliamo di innovazione pura, allora Inception non ha rivali. Detto ciò l'oscar come miglior film dovrebbero contenderselo: Il discorso del re ed Inception.
Ripeto prima che qualcuno si batta il petto, The social network è un gran bel film, solo che gli altri due hanno qualcosa in più.
ps: poi mi spiegherete perchè non apprezzate "Benjamin Button" che io ritengo un film assolutamente eccezionale e toccante, ed attuale in un modo sconfortante. Voi che parlate di innovazione e di uomo...di relazioni e di comunicare...un giorno..voi..mi spiegheret.
Saluti
JL
Ciao Jacopo
intervengo per dire che io amo profondamente Benjamin Button, ci sono degli sprazzi di poesia assoluta in quella pellicola....e una colonna sonora di Alexander Desplat tra le miglior degli ultimi dieci anni...
Non ho mai detto che Facebook non è un mezzo, nemmeno che è un pericolo; l'ho definito invece "mezzo di comunicazione discutibile", perchè personalmente per me quello non è comunicare. Se vuoi sapere come sto e cosa faccio durante la giornata mi chiami, non vai a vedere la mia pagina di Facebook e clicchi 'mi piace'. Ma è il mio punto di vista. Come tutti i mezzi, bisogna stare attenti all'uso che se ne fa.
Comunque sono d'accordo con Jacopo: dovrebbero contendersi l'Oscar Inception e Il discorso del Re, come avevo già detto nei miei precedenti commenti nello scorso post. E anche io ho amato Benjamin Button; ripenso spesso alla sequenza in cui lei viene investita. Peccato che fu l'anno di The Millionaire...
Sara
E il monologo sul senso della vita? Bellissimo. Grande Benjamin Button
www.youtube.com/watch?v=GA2nQDp19N0&feature=watch_response
BB
The Millionaire sì che era sopravvalutato.
E invece The Hurt locker? volevano solo far vedere che l'accademy è così aperta da premiare una donna... maschilisti...
Condivido il punto di vista di Sara, ma non sulle ragioni per cui non dovrebbe vincere. L'Oscar andrebbe solo a film ottimisti? Allora "Non è un paese per vecchi"? E i film di Kubrick forse sarebbero brutti perché pessimisti? Non credo che la sua vittoria corrisponda alla vittoria di Facebook, ma piuttosto al contrario. Il film di Fincher è un attacco spietato al social network, dietro le apperenze scanzonate di una commedia. Secondo me The Social network, come scrissi a suo tempo, è un film grandioso e spaventoso che nasconde un messaggio tra i più allarmanti che il cinema ci abbia mai dato: è il segnale di una generazione destinata inevitabilmente alla catastrofe. Un mondo interessato solo a rimorchiare e a spettegolare non può infatti funzionare. Ancora più inquietante è il fatto che dopo la visione, ogni spettatore si rende conto che Facebook & company sono davvero tutto questo e noi non siamo da meno degli immorali personaggi del film perché tutte vittime e carnefici di un sistema virtuale, sociale e globale. Fincher riesce a illustrare perfettamente il vuoto esistenziale di una generazione senza passioni e senza emozioni che sotto le vesti di un innocuo nerd nasconde una realtà inquietante.
Credete davvero che vincerà? E' davvero così ovvio, secondo voi?
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