1. Riparto dalle pagelle, senza voti, per un Festival dove il glamour è stato sostituito dal dibattito politico e dall’orrore, che peraltro ha deluso con gli zombie più morti che viventi di un Romero in stallo. Lo spavento non è diventato metafora, meglio La horde di Yannick Dahan visto alle Giornate degli Autori.
Di certo da segnarsi sul taccuino il thriller ghost La doppia ora di Giuseppe Capotondi, l’opera prima italiana in concorso che porta l’insolito nel nostro cinema. Inizio folgorante, brividi sussulti e piccoli spaventi, con tanto di soprannaturale nell’amore (ma sarà così) e il mistero dentro le vite proletarie di Filippo Timi e Xenia Rappoport. Bravissimo lui, che spacca lo schermo con quello sguardo maniacale, un po’ sopita lei. Perde un po’ colpi il meccanismo ad orologeria che presiede al complesso inganno, ma il film è un inedito tentativo (per l’Italia) di mischiare il genere con il tocco d’autore. Averci provato è già un bel risultato.
2. Il ‘68 di Michele Placido de Il grande sogno, invece, si perde nella fiction e fa soffrire per i dialoghi che traboccano parole d’ordine da volantino, anche se nel finale la deriva verso il sentimento è riuscita. Ma il tutto sembra un depliant del perfetto sessantottino: tadzebao, striscioni, poliziotti infiltrati in crisi, studenti che discettano “nella misura in cui”. Non c’è traccia di romanzi criminali e quella generazione ne esce troppo malconcia nonostante il grande sogno.
Peccato perché i tre protagonisti – in particolare Luca Argentero, ma anche Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca - il fuoco ce l’avrebbero. Si constata che in Italia, oggi, ci sono tanti bravi attori in cerca d’autore.
3. In testa alle preferenze personali ancora Lourdes, Lebanon e l’italiano Good Morning Aman, dimenticando quei pasticciacci brutti di Mr.Nobody di Jaco Van Dormael e Al Mosafer (The Traveler) dell’egiziano Ahmed Maher, che di bello e comprensibile ha solo la fotografia del nostro Marco Onorato. Ho pianto infinitamente con Lo spazio banco di Francesca Comencini, con una Buy da premio, di The Informant di Soderbergh porto a casa la splendida performance di Matt Damon, l’attore più schivo del mondo (ci vuole sempre un po’ prima di ricordarlo tra i più bravi eppure sotto sotto quell’aspetto pacioccone, si nasconde un grande solista).
6 commenti:
Non vedo l'ora di vedere Soderbergh,,,anch'io sono d'accordo con Damon, è bravissimo ma non lo dice nessuno...Il grande sogno...dubio andrò a vederlo
CAMI
FINALMENTE PIERA E' TORNATA!
pronostico la vittoria di Baaria per il Leone d'oro,Buy e Roman Duris Coppa Volpi e Soul Kitchen Leone d'Argento...
Lebanon Leone d'Oro fin troppo annunciato
Venezia 66
- Leone d'Oro per il miglior film
SAMUEL MAOZ - LEBANON
- Leone d’Argento per la migliore regia
FATIH AKIN - SOUL KITCHEN
- Premio Speciale della Giuria
TODD SOLONDZ - LIFE DURING WARTIME
- Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile
COLIN FIRTH - A SINGLE MAN
- Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile
MARGHERITA BUY - LO SPAZIO BIANCO
- Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente
KODI SMIT-MCPHEE - THE ROAD
- Osella per il migliore contributo tecnico
SHIRIN NESHAT - WOMEN WITHOUT MEN
- Osella per la migliore sceneggiatura
JESSICA HAUSNER - LOURDES
Voglio vedere Lourdes!!!!!!!!!!!!!!!!
Beps
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