Come di consueto sulla copertina del nuovo numero di luglio di Ciak, appena uscito nelle edicole, trovate tutti i vincitori dei Ciak d’Oro 2009, da Toni Servillo e Paolo Sorrentino per Il Divo a Matteo Garrone per Gomorra, da Claudia Gerini per Diverso da chi? a Lilliana Cavani per la carriera e, con loro, molti altri. Ma oltre a vincitori (e vinti) del nostro premio, sul nuovo Ciak trovate un’inchiesta esclusiva che abbiamo voluto fare sul cinema italiano: abbiamo chiesto a 50 critici, di ogni età e tendenza, dai quotidianisti fino ai blogger, dal Corriere della Sera a Cineblog, cosa non sopportano del nostro cinema, ponendo loro due domande ben precise:
1. Qual è il vero punto debole del nostro cinema?
2. Cosa non vorreste vedere più in un film italiano?
Il risultato è un catalogo pungente, irriverente, di vezzi e vizi molto italians, con risposte molto diverse tra loro (dalla mancanza di sceneggiature alla mancanza di idee, dall’assenza di coraggio all’imperante linguaggio televisivo) ma che messe assieme formano una panoramica senza'altro unica che speriamo possa essere utile anche per il futuro. E ora vi giro le stesse due domande: Quali sono i punti deboli e quali le cose che non vorreste più vedere nel cinema italiano? A voi la parola.
29 commenti:
Io direi basta con le commedie che si appoggiano sulle spalle dei grandi di ieri, dai Nuovi Mostri alle varie citazioni di Sordi...un po' di originalità please..
Kika
Mancanza di coraggio e pigrizia.
Non c'è tanta voglia di sperimentare, di tentare qualcosa di nuovo, una volta capito che un determinato tipo di prodotto funziona non ci si sposta più, si rimane su quei binari sicuri senza azzardare nulla, ci si fossilizza. Questi film sicuri ci devono essere, per carità, ma non devono essere tutto. Bisogna tornare a fare film di genere, cercare di essere più cattivi, più "artistici", più aperti a collaborazioni e più vicini alla gente dove "più vicini alla gente" non equivale alla classica commedia comica che vediamo tutti gli anni ma ad un film capace di arrivare a tutti.
Basta confrontare l'oggi con il passato, non è giusto ed è anche stupido. Abbiamo fior fior di attori e attrici che spesso rimangono intrappolati in un certo tipo di ruolo e non ne escono più.
Meno maschilismo, troppi pochi film con donne protagoniste mentre all'estero si vedono spesso film solo al femminile, senza contare che le donne sono praticamente assenti dalle commedie. Abbiamo delle attrici meravigliose costrette sempre in seconda linea.
Non devono essere prodotti televisivi portati al cinema, il che significa non portare al cinema tutti quelli che in tv "si fanno largo". Chi merita sì ma gli altri a casa!
Bisogna creare più occasioni. Oggi un giovane regista ha una sola possibilità per far successo, se la sbaglia è finito.
Per ogni punto che ho detto però bisognerebbe scendere più nello specifico. In generale però va detto che il Cinema Italiano non sta così male viste le poche risorse economiche di cui dispone e la scarsa considerazione che ha nella testa di chi decide di tagliare. Va valorizzato di più perchè lo merita.
Fefer
E' un cinema che non ha un mercato vero e proprio ma conta su un assistenzialismo governativo forte. I politici devono stare lontano sia dalla tv che dal cinema.
E' un cinema con una legislazione in materia di diritti delle opere che è ancora far west e favorisce solo grandi player e poco gli indipendenti.
E' un cinema povero di generi. Ma chi li vuole tutti sti drammi " 2 camere e cucina" ? Non si chiedono blockbuster ma qualche sincero horror, western, giallo o noir italiano e così difficile concepirlo?
E' un cinema dove tutti vogliono essere "Autori" . Ma quella è una patente che non te la dà l'essere "figlio di" ma si conquista col talento. Garrone e Sorrentino hanno superato l'esame a pieni voti.
E' un cinema che ha ancora una critica che valuta a pallette e stelline. Ci vorrebbero più critici scout che sappiano scovare i nuovi talenti e dare nuove idee piuttosto che ratificare solo l'esistente.
E' un cinema che ha bisogno di penne nuove. Ma se vige ancora l'oligarchia degli autori le penne nuove si scoraggiano e non gettano inchiostro. Si potrebbe stabilire un ponte formativo tra le scuole di cinema e le case di produzione che rende più facile mettere alla prova gli sceneggiatori. Vedere chi davvero ha talento e chi no.
E' un cinema che alle mostre internazionali si presenta con titoli molto televisivi (vd ultima venezia). Il problema non è il televisivo in sè ma è la qualità della nostra tv che se deve essere da base per i film, perchè fa comodo ai broadcaster per i futuri passaggi in tv, genererà sempre film piatti. Se la tv producesse fiction come LOST o Dr House allora potremmo essere contenti anche dei film di stampo "televisivo".
E' un cinema che vive del suo passato. Ogni tanto si legge che bisogna ritornare a Fellini o Antonioni. I talenti non nascono a comando, e le condizioni storiche per quel cinema non ritorneranno. Guardare al futuro ha sempre fatto la differenza in qualsiasi attività.
Se qualcuno volesse continuare il dibattito può scrivermi:
lucamarra1@alice.it
Luca Marra
leparolehannogliocchi
E' un cinema che si è adeguato ai tempi e ai modi della televisione, e questo è di per se un limite che ha ucciso i talenti e la magia, abbiamo un patrimonio culturale cinematografico del nostro passato che a confronto con i nuovi film e le nuove leve di attori devono assolutamente andarsi a nascondere, ma abbiamo anche attori italiani di talento che non solo non sono valorizzati come meriterebbero, ma quelli veramente bravi sono relegati a fare le fiction tv per poter campare degnamente, e questo è di per se una cosa che dovrebbe scomparire, poi ovviamente c'è la gloria del grande fratello, dove partecipi e naturalmente da un giorno all'altro sei un attore professionista, bisognerebbe far capire a registi e attori, che devono staccarsi dalla televisione, il cinema deve vivere di sua vita propria, il vero problema del cinema italiano è la filosofia dell'incasso, quando si potrebbero fare piccoli film con attori preparati, e questo sarebbe un piccolo passo in avanti...
Basta con i cinepanottoni e i cinecocomeri e più finanziamenti e pubblicità per gli autori emergenti e quelli meno conosciuti.
Basta con il cinema fatto per accontentate tutti, basta con i film innocui, ci vuole rabbia e idee..il cinema non è un lavoro ma un'arte, se non si hanno idee basta non fare film!
Katr
Allora, innanzitutto, vorrei dire che sn un sedicenne di milano,e che quindi se alcune considerazioni sono stupide, nn attaccatemi. Inizio subito dicendo che il cinema italiano in questi anni 2000 è nei suoi peggiori anni, per ovvie ragioni: primo perchè basano gli incassi su 1 o 2 film all'anno (i cosidetti cinepanettoni, più i film mocciosi che però guadagnano meno e sn passati di moda), con scenggiature che fanno schifo pure all'uomo più brutto del mondo, oppure basati sempre sulle stesse cose: ok, il Divo e Gomorra saranno belli, ma, c*zzo, nn sn inventati: sn fatti realmente accaduti probabilmente, e quindi l'originalità va a farsi benedire. Ma in Italia ormai abbiamo anche altri problemi, come la tecnologia arretrata: volenti o nolenti, gli effetti speciali fanno incassare alle major americane, e a volte cn un copione scarno (esempio transformers 2), ma che almeno ti regala un viaggio visivo di alta qualità, ma a volte cn un copione abbastanza saldo da regalarti uno spettacolo godibile (esempio transformers 1,che si è rivelato un film di buona fattura oltre ogni più rosea previsone ma si potrebbe andare avanti con Il Cavaliere Oscuro, Iron Man, ecc)... non dico di fare un Dark Knight made in Italy, ma se i rinnoviamo un po' possiamo fare un Tropic Thunder (gran bel film): i comici bravi ce li abbiamo, ci mancano solo le tecnologie appunto.
Ultimo punto: nn rischiamo. Tim Burton, Tarantino e Spielberg nn hanno mai rischiato pr arrivare al top, no? Detto, questo, detto tutto.
Luca
realkingofkings93@gmail.com
1) scarso coraggio e troppa pigrizia da parte dei produttori, tutti troppo schiavi dei soldi. le case di produzione più importanti sono legate alla televisione (rai cinema, medusa) e quindi fanno film che si adeguino allo standard del pubblico televisivo riducendo la qualità cinematografica a favore di una più televisiva. inoltre poco respiro ai giovani attori e registi, pubblicità inesistente per gli artisti emergenti. troppa difficoltà per entrare nel mondo del cinema, le scuole sono poche e costano molto ed è quasi impossibile affermarsi. troppo poco spazio ai giovani..troppo troppo poco, questo è il vero problema. oltre a garrone e sorrentino chi sono i registi sotto i 50 che fanno bei film riconoscibili da tutti?
2) non si possono più vedere i vanzina, neri parenti, pieraccioni, tutte quelle commedie sentimentali schifose da dodicenni. gli incassi al cinema non possono essere basati su queste schifezze. prima i soldi li portava dino risi, monicelli, de sica, fellini...ora...moccia...facciamo davvero un'autocritica e poniamoci davvero questi quesiti e troviamo in fretta una soluzione.
Io ho partecipato con il collega Borden e il nostro blog Split Screen all'inchiesta di Ciak. Innanzitutto un grazie di cuore a questa rivista e ad Andrea Morandi per averci interpellato. Poi volevo ribadire un paio di concetti che secondo me sono alla base dell'immobilismo e del piattume che dominano il cinema italiano (a parte poche, pochissime eccezioni: Vincere, Gomorra, Il divo).
1. L'establishment del cinema italiano riflette lo stesso difetto che caratterizza anche moltissime aree della nostra società: dalla politica alla cultura, dalla sanità all'industria. A reggere le fila è una classe dirigente mediamente anziana, una gerontocrazia in piena regola. Mentre in America i dirigenti vanno in pensione a 50 anni per godersi le rendite milionarie, i nostri rimangono abbarbicati alle poltrone chiudendo ogni via d'accesso a giovani motivati e competenti. Qui un 50enne è ancora giovane. Lì un trentenne comincia a puzzare di vecchio. Passa anche da qui la schiacciante superiorità di progresso, idee nuove e forze fresche di un Paese e di una cultura su un altro. Mi sembra che anche nel cinema italino sia purtroppo così. Spazi ridotti al minimo, posizioni chiave presidiate da vegliardi per nulla disposti a fare "largo ai giovani".
2. La storia d'Italia è piena di clientelismi, mi sembra che il cinema non faccia tanta differenza. Impossibile per un giovane proporre progetti e idee se non ha agganci illustri. Ce l'hanno dimostrato, di recente, anche tutti i vari scandali della serie "Vallettopoli". In altri Paesi, anche una semplice e-mail viene valutata con un minimo di attenzione dagli uffici delle major, qui a meno di non godere di percorsi preferenziali la strada è davvero ardua.
3. Pochissimo coraggio delle case di distribuzione e dei soggetti che finanziano il cinema. Si preferisce andare sul sicuro: la fiction. Via quindi a mini-serie tipo Incantesimo e Butta la luna che ripropongono temi consolatori e fotocopiati in serie, rassicuranti per le platee di casalinghe addomesticate e borghesi inebetiti del nostro amato Belpaese. E anche il cinema si scopre così a scimmiottare tempi, ritmi e preoccupazioni della tv. Cavalcare mode passeggere o tentazioni giovaniliste livellando tutto secondo il peggior minimo comun denominatore possibile. Tutto è buono per diventare uno stereotipo spogliato di ogni rischio polemico e di ogni forza provocatrice: dai precari di Generazione Mille Euro a quelli di Feisbum, dagli italiani eterne macchiette nel film di Giovanni Veronesi ai clown in salsa meneghina (o peggio romanesca) di Neri Parenti e dei Vanzina.
Ma dove sono il coraggio? Dove la sperimentazione? Dove la varietà di generi e stili? Il cinema italiano ha ormai raggiunto il suo anno zero, la sua preistoria. Speriamo di ripartire da qui costruendo qualcosa ed evolvendoci.
Angier
Naturalmente ho già - come ormai ogni mese- comprato il numero di ciak. Interessante, l'ho già divorato. Per rispondere alle sue domande cara Direttrice:
1)Il punto debole del nostro cinema sono gli ivestimenti. -Mi spiego meglio- Abbiamo ottime idee, inbterpreti notevoli e peasaggi da mozzafiato ma non abbiamo mai budget per grandi produzioni, e questo non vuol dire produrre il film alla "Transformer" ma fare anche un thriller o una commedia con fondi appropiati. L'uso delle pellicole, delle inquadrature rendono sempre l'idea del gap tecnico-economico che divide il nostro paese dagli Usa. Noi abbiamo attori fantastici, ma dobbiamo metterli nelle condizioni di dare il massimo. E soprattutto bisogna invertire la tendenza di provincilismo per cui noi assorbiamo gran parte della produzione americane ma questo non accade viceversa, abbiamo insegnato cinema per quarant'anni a tutto il mondo è ora - visto che i mezzi ci sono- di tornare sulla cresta dell'onda.
2) Non voglio più vedere gente imporvvisata, film che sembrano soap opera, non voglio più vedere progetti interessanti distribuiti in 20 copie, non voglio più vedere attori che non sono attori, non voglio più i soliti volti noti da fiction. Chiedo invece la voglia di fare, di produrre di esplorare, la voglia del rischio, più in generale la voglia di fare un gran film, voglio vedere attori davvero bravi e anche volti nuovi e voglio che si esplorino terreni nuovi producendo film tratti da libri e non puntando ad alzare gli incassi solo con i cinepanettoni, che tra l'altro hanno stancato. Non so se - come tutte le cose- il cinepanettone sia arrivato alla fine della sua vita sulal celluloide, oppure se nessuno riesca a portare idee divertenti, ma De Sica - che è un grande attore se non si buttasse via- non può più fare la parte del play boy per raggiunti limiti d'età, e anche l'assortimento di coppia non gira più. Infine sogno di vedere Il film tratto dal romanzo più bello di Faletti "Io Uccido". Con Clooney nella parte del commissario, Rob pattinson nella parte del dj/omicida e Jhonny Deep oltre che con Chris Nolan o David Fincher ( ma anche Michael Mann va bene) dietro la macchina da presa...difficile da realizzare ma del resto I have a dream...
Basta con i pensionati del cinema, facciamo avanzare i giovani: se uno non ha idee che rimanga fermo un giro, non si può continuare a buttare fuori film e dire che il cinema italiano è in crisi..non li fate... E poi un'altra cosa: evitiamo di dire che la crisi del cinema italiano è dovuta alla pirateria, non si può, è un capro espiatorio imbarazzante
Luisa
Ho letto l'articolo su Ciak ma perchè non avete chiesto direttamente ad attori e registi invece che a quelli che ci girano solo intorno?!
Loro sono i diretti interessati, loro lavorano. Perchè non chiedergli di parlare di se stessi? sono più attendibili o almeno possono parlare con cognizione di causa.
Sulla rivista ho letto commenti interessanti ma che alla fine valgono come il mio.
ho letto anche io quest'articolo e condivido appieno. però bisognerebbe parlare più coi diretti interessati: registi e sceneggiatori...
chiedere ai diretti interessati è un'altra cosa, proprio perchè ci sono dentro a volte non hanno la distanza necessaria e l'oggettività per poter capire in profondità certe cose...forse troppo spesso ci si scorda che i critici hanno studiato e hanno un bagaglio di esperienza tale per poter giudicare e commentare quello che è la loro materia!! c'è gente che ci si laurea su queste cose!! se i registi e gli attori capissero sempre il lavoro scadente che stanno facendo forse non saremmo a questo punto...
Il fatto che abbiano studiato non significa che abbiano ragione. Non hanno il sapere assoluto perchè il Cinema, essendo Arte, dipende molto dal gusto personale.
Quei commenti sono assolutamente interessanti da leggere ma io vorrei sentire le ancor più interessanti opinioni di chi il cinema lo fa. Perchè non chiedere anche a Tornatore, Michele Placido, Francesca Neri, Occhipinti, Servillo, Carlo Verdone, Mastandrea, Giovanna Mezzogiorno, Claudia Gerini, Petraglia, De Biasi, Valentina Lodovini, Elio Germano e altri. Io li ascolterei volenteri, dopotutto sono gli "accusati" e sarebbe giusto sentire le loro ragioni.
Il lavoro del critico è piuttosto facile in confronto a quello del produttore, attore, regista e sceneggiatore, giudica (e a volte distrugge) il lavoro di altre persone.
Fefer
l'arte dipende dal gusto personale certo...ma allora ritorniamo a un punto affrontato pochi mesi fa, qual'è il ruolo della critica se poi quello che ne viene fuori è che giudicare l'arte non è possibile?? secondo me di base nel cinema italiano è proprio questo il problema...non si vuole essere giudicati,tutto quello che è italiano già deve essere di per sè più bello, più apprezzabile! c'è un'arroganza di fondo che è paurosa che porta tra l'altro al monopolio del settore di alcune persone che vengono di conseguenza catalogate come "autori"!! dal momento in cui si da vita a un'opera la si propone al giudizio altrui, la si porta alle mostre,ai concorsi,ai festival, per fare che? PER ESSERE GIUDICATA!
nessun film italiano è in corsa per l'oscar? subito si dice che siamo stati snobbati e penalizzati. nessuno va a vedere i film italini? si dice che la gente non capisce niente. è tutto uno scarica barile!!
perchè invece non ci si ferma a pensare che bisognerebbe proporre qualcosa di nuovo? o si parla di mafia, oppure di adolescenti deficienti!
Sara
Io credo che sia giusto chiedere sia ai critici che ai diretti interessati...magari Ciak lo farà nei mesi prossimi, sarebbe bello sentire le risposte...anzi credo sarebbe utile per tutti, pure per noi. Io dico basta ai dialoghi finti..fan perdere credibilità al film!
Eros
Concordo. Bisogna sentire i pareri di tutti. Critici, Attori, Registi, Sceneggiatori e, volendo, pubblico. Sicuramente Ciak lo farà.
Criticare è giusto, i critici devono esserci ma capita che i loro giudizi siano "deviati" da altri fattori, purtroppo a volte anche politici (a Vincere è successo inutile negarlo!), o che si massacri un film in modo esagerato (Iago ad esempio). I critici criticano, giudicano ma non hanno ragione a prescindere, questo no!
Cara Piera,
Si può anche mettere in scena una storia semplice e raccontare la vita di tutti i giorni ma bisogna farlo in modo originale! Gli americani sfornano "favole" da grandi che fanno sognare, come Big Fish, Benjamin Button e Forrest Gump. Noi solo fiction di stampo televisivo, noiosamente realistiche e lineari, che sfruttano la "magia del cinema" ma non hanno nulla di magico.
Deve tornare la fantasia! Devono tornare i Roger Rabbit (Volere Volare) gli Sleepy Hollow (La maschera del Demonio) i Seven (Almost Blue) e i Matrix (Nirvana) da affiancare alle solite "Vacanze di Natale con la moglie di Pieraccioni"
Benigni ha capito da un pezzo che gli special FX fatti al computer
(ormai low cost) aiutano ad aggiungere magia nelle storie normali e che per conquistare "tutti" devi girare un film italiano... che non sembri italiano.
Roberto "Cleaned" Pulito
Non mi è piaciuto che dopo l'articolo blogger contro critici siano stati intervistati solo 2 blog di cinema, tra cui uno che del cinema italiano non parla nemneno.
Stai parlando di splitscreenblog?
terzo numero consecutivo di Ciak davvero pessimo...Mi sto seriamnete preoccupando.
Beps
secondo me il vero problema del cinema italiano è che non riesce a reinventarsi... e questo è un problema in quanto vive della nostalgia per i vecchi capolavori... massimiliano fuksas, grande architetto italiano, diceva in un'intervista... quando una città vive di nostalgia non riesce più a riammodernarsi o lo fa marginalmente (esempio roma)... questo potrebbe essere il problema... quindi ci vogliono tante idee nuove, tantissime, e ci vogliono giovani, giovani, giovani (anche tra i giornalisti, molti critici cinematografici hanno ormai perso la freschezza e la passione per ogni minimo particolare e non fanno altro che bacchettare e annichilire le varie opere... soprattutto amano la loro posizione di potere, quel dannato piedistallo, non potrebbero mai rinunciarci, UN VERO PECCATO)...
A me il numero è piaciuto, anche se i critici sono un po' pesanti e prevedibili..sempre a elencare le cose che non vanno e a fare i saputelli mah mah
Roli
meno male che i critici sono pesanti...non si fa che sentire sviolinate su tutto ciò che è italiano!! finalmente qualcuno che dice la verità...in questo momento il cinema italiano fa pena e compassione!
da abolire cinepanettoni, moccia e sempre gli stessi temi: o adolescenti cretini(e non sono tutti così) oppure mafia(e infatti secondo me gomorra non è questa grande novità, lo è il libro xkè è fatto come denuncia e protesta, non il film che vede mezzo cast in galera o sotto processo xkè veramente implicata in loschi affari!)
Il cinema Italiano contempla due generi: la commedia volgare o la commedia drammatica nevrotico intimista con pretese filosofiche.
Manca la magia, il surrealismo, l'avventura, il brio.
Pensiamo a quello che stanno facendo le altre nazioni europee che non hanno comunque i mezzi o i finanziamenti di hollywood.
Spagna, Francia, Scandinavia, Germania. Ci stanno superando tutti.
Pensiamo a film come Lasciami Entrare, Il Labirinto del Fauno, Orphanage, Il Fantastico Mondo di Amelie. Amelie ad esempio è il perfetto esempio di come si possa parlare di quotidianità usando anche la fantasia e la magia. Sono tutti film magnifici costati molto poco. Non menziono apposto il cinema americano, perchè voglio sottolineare come l'Italia perda il confronto con altre realtà europee non grandissime e non ricchissime.
Anche le commedie Francesi per esempio hanno quel surrealismo e quel senso di azione in più che le rende più interessanti, meno terra a terra e più cinematografiche. Penso a film come Le Petit Nicolas o Taxi.
O anche la commedia scandinava Fuckin Amal dimostra l'importanza dell'irriverenza, della stravaganza nel raccontare storie di vita moderne, non il solito perbenismo tradizionalista moralista all'italiana.
In Italia non riusciamo a creare un fantasy, un film d'avventura, un film di fantascienza ma nemmeno un qualcosa di minimamente surreale. C'è soltanto la realtà noiosa, cruda e nuda girata spesso con la telecamera a braccio.
Tra l'altro in Italia, in modo particolare se il film è girato al sud, c'è sempre una forte enfasi sul far parlare tutti in dialetto e sul calcare l'accento del luogo; un'altra concezione provinciale del cinema che ne diminuisce l'appeal per un pubblico più vasto e internazionale.
Non credo affatto che il cinema debba essere sempre e solo impegnato (che poi è soltanto una ruffianeria) ma può e deve anche intrattenere nella maniera più pura: raccontando storie innocue che catturano l'attenzione e stimolano la fantasia. Il cinema è anche intrattenimento, così come in teatro oltre a Shakespeare c'è anche il musical, e questo l'Italia non l'ha capito visto il folle amore che c'è nel nostro paese per il pseudointellettualismo.
Un film ad esempio che ho apprezzato molto è il francese "Arthur e il Popolo dei Minimei".
La cosa che mi colpi quando guardai uno speciale su Arthur e quanto il regista si fosse divertito a girarlo, tanto che avrebbe cancellato la pellicola per girarlo ancora dall'inizio. Spudorato divertimento! Quanto spesso questo succede da noi? In qualsiasi campo quanti nel nostro paese ammettono di divertirsi veramente a fare quello che fanno?
Penso pochi visto che ormai l'unica arte che viene veramente promossa è la cervellotica avanguardia di pochi emozionalmente inibiti intellettuali che amano fare conferenze su conferenze nei palazzi antichi delle nostre città per poter affermare che l'Italia è terreno fertile per l'arte.
continua -- >
--- > Il vero problema penso che stia a monte. Di tutti i paesi industrializzati e ricchi in Europa l'Italia è il meno moderno. Certo abbiamo i MediaWorld pieni con persone che cambiano il cellullare ogni settimana; ma questo fa parte della contraddizzione.
In realtà siamo un paese dove spesso impera una mentalità bacchettona dell'800, dove non si abbandonano tradizioni e stereotipi sociali arretrati, dove il finto moralismo di chi si scandalizza per tutto fa da padrone e dove non ci si apre ne al nuovo nel al resto del mondo.
Pensiamo alla musica.
In Italia non c'è un barlume di musica moderna. Piacciano o meno all'estero ci sono tanti cantanti che rappresentano bene il fatto che nell'era moderna abbiamo conquistato una maggiore libertà di espressione. Penso a Gwen Stefany, ai Scissor Sisters, agli Evanences, ai Carpark North, ai Black Eyed Peas.
In Italia i cantanti di ventanni cantano canzoni per pensionati, che trattano argomenti da pensionati; cioè da persone che hanno deciso di considerarsi "arrivate" e che hanno già pianificato la loro vita rinunciando al rischio, al mistero e al dinamismo della loro gioventù.
Ma anche questo è uno specchio della cultura, visto che in Italia sono tantissimi i ventenni otrentenni che si sentono e vivono gia da pensionati. Siamo uno dei pochi paesi dove i ragazzi vogliono assomigliare ai loro genitori, comportarsi come loro, vestirsi come loro invece di comprendere l'opportunità che offre il progresso culturale e la libertà di espressione conquistata negli anni.
Anche i bambini vivono come pensionati qui da noi. Ultimamente all'estero ho visto una ragazzina di 11 anni creare premiati spettacoli di yodel, un giovane cuoco di 8 anni venire premiato al James Beard Award e un'altro di 12 anni pubblicare tre libri di cucina, un giovane di 12 anni cantare splendidamente alla serata tributo per Michael Jackson, un chitarrista di hard rock di solo 8 anni vincere il premio della giuria per la sua performance, un giovane di 10 anni affermarmi come migliore compositore di jazz contemporaneo pianistico dell'anno, un ragazzo di 12 anni venire premiato per i suoi spettacoli nei quali suona il pianoforte acrobaticamente, canta e fa siparietti comici e ancora un gruppo rock di ragazzi di 10-11 anni venire premiato come miglior young rock act dell'anno.
Sono solo alcuni degli esempi di come anche i bambini/ragazzini, come chiunque altro, quando vivono in un ambiente culturale dinamico e moderno, colgono l'opportunità di esprimere se stessi e le loro passioni come mai avevano potuto fare prima d'ora, invece di starsene chiusi in camera a giocare con le macchinine.
All'estero i ragazzini che hanno talento musicale producono musica seria, fanno spettacoli e incidono cd. In Italia li mandiamo allo Zecchino D'oro che è uno gara canora sciocca e infantilizzante di stampo religioso, con retroscena poco chiari fatti di raccomandazioni e favoritismi.
Pensiamo alle nostre città: con la scusa di non volere il progresso perchè genere caos, finisce sempre che le nostre città invece di seguire un piano di rimodernamento pianificato, ospitano qua e la in maniera disordinata ipermercati, multisala, centri multimediali ... con il risultato che è molto più caotica una città di provincia italiana che non una metropoli come Chicago. In Italia si ha cioè il caos ma nessuna delle opportunità e dei miglioramenti che lo giustificano. E' come vivere in posti che non offrono niente di più di quello che offrirebbe un paesino in collina, ma con gli stessi disagi delle grandi città.
Pensiamo a cosa hanno saputo fare in Spagna con città come Valencia o Bilbao. Valencia era una città in decadimento e sono riusciti a trasformarla in una città culturale sede di uno dei più grandi e moderni complessi architettonici suddiviso per aree tematiche tra natura, scienza e arte.
L'architettura italiana moderna è ferma al dopoguerra ed è stata considerata nel 2008 una delle più brutte e deprimenti esistenti.
continua --- >
--- > E che dire di internet? L'Italia anche nella rete rimane isolata dal resto del mondo. Se è vero che su internet si trova tutto, ciò non vale per i siti italiani che sono pochi e trattano pochi argomenti. Inoltre raramente i siti italiani sono scritti in inglese o hanno anche una versione in inglese. Il risultato è che secondo le statistiche web, mentre i siti di tutta Europa sono visitati da una massa globale di utenti, il che rafforza la comunicazione tra culture diverse, i siti italiani sono principalmente visitati dagli italiani e i tratti delle cultura italiana in essi rappresentati, sono conosciuti ai solo italiani.
Lo so che sono partito parlando di cinema e sono arrivato alla musica e all'architettura fino ad internet. Ma penso che sia impossibile capire il problema del cinema italiano senza analizzare la cultura che lo limita. Il cinema è uno specchio della società.
La società italiana deve ancora entrare nel ventunesimo secolo, non ci ha nemmeno messo un piede dentro e il provincialismo e la pochezza del nostro cinema riflettono questa realtò.
Io non auspico un ritorno ai grandi maestri, al cinema d'autore, ai capolavori felliniani per il semplice fatto che non si può guardare indietro e le circostanze sociali che diedero vita a quel cinema ormai non ci sono più, proprio come non ci sono più le circostanze sociali che diedero vita alla musica barocca di Bach o classica di Mozart.
Pensare di ritornare ad un passato generato da ambienti e circostanze ormai perdute per sempre, significa rimanere in uno stallo culturale.
All'Italia manca il dinamismo, manca l'inventiva, manca la voglia di osare invece di dormire sugli allori. Ecco perché le nostre città sono invivibili e prive di opportunità, ecco perché i ventenni e trentenni vivono come pensionati, ecco perché la nostra musica è rimasta a "finchè la barca va", ecco perché siamo solo superficialmente tecnologici ed ecco perché il nostro cinema fa pena.
L'Italia è un paese fermo e non c'è posto per l'avventura e la magia dove ogni cosa ristagna e non si muove. Quali stimoli o ispirazione può dare un ambiente del genere?
E ora di smetterla di parlare del passato, bisogna parlare del futuro. Il conservativismo non ha mai portato a niente se non all'arretratezza e al bigottismo.
Mi sta talmente a cuore questo argmento, da giovane italiano che vuole vedere l'Italia diventare un paese moderno, che voglio lasciare la mia email:
young-river@alice.it
Mi piacerebbe conoscere persone che la pensano come me e si battono nel loro piccolo per rendere il nostro un paese moderno e vivo.
1) Fossilizzazione dei generi, o meglio, del genere. In Italia ci siamo bloccati sulle commediucce romantiche. Solita trama, soliti attori e sempre le stesse situazioni. Raramente escono film di stampo diverso(La cura del Gorilla, Notturno Bus, Cemento Armato)ma il pubblico li ignora perché vuole sempre vedere la stessa cosa, perchè non conosce altro. Ergo, poca pubblicità per i film diversi e poco spazio agli autori, registi e attori emergenti.
2) Troppa influenza della TV nel mondo del cinema. Alcuni film sembrano fiction trasportate dal piccolo al grande schermo. I produttori non cercano sperimentazioni o nuovi metodi per catturare le attenzioni del pubblico. Si cercano le solite mediocri storie che vengono rappresentate in modo troppo piatto e poco avvincenti.
Garrone e Sorrentino ci dimostrano che cambiare non fa di certo male.
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